Metodo Scientifico vs Saggezza Filosofica: Popper e i Principii Reali della Sapienza
Diceva Popper non basta osservare, bisogna sapere cosa osservare. La scienza contemporanea ha un compito insostituibile i cui risultati sono destinati a manifestarsi a lungo raggio. Essa procede tramite un lungo e importante lavoro di sistematizzazione analitica e coerente in cui ogni singolo scienziato operando un personale sacrificio rinuncia all'investigazione e alla comprensione del mondo nel suo insieme e si focalizza su una materia, un argomento, un fenomeno sul quale però riesce a fornire un forte contributo. In questa ottica gli scienziati passano, ma la costruzione scientifica rimane, si perfeziona, evolve secondo un processo continuo. Il lavoro operato dallo scienziato è tanto più ammirabile quanto più richiede un singolare ma importantissimo sacrificio personale: la rinuncia allo studio dell'Universo e dei fenomeni nel loro complesso, la rinuncia alla comprensione delle cose per come sono in favore di una conoscenza analitica parziale e temporanea solo di una parte di quell'edificio immenso costruito dalla comunità scientifica. Diversa è il tipo di conoscenza espressa da questi principii. Essi non vogliono dare una descrizione dei fenomeni, ma un'intuizione delle cause, non vogliono fornire una costruzione analitica, ma un'intuizione sintetica, essi non vogliono fabbricare i mattoni che servono per il punto attuale della costruzione, ma fornire una visione del progetto nel suo insieme e darne una motivazione. Con ciò non bisogna credere che i due sistemi siano antitetici o in opposizione, sono semplicemente diversi e sbaglierebbe chi chiedesse all'uno i risultati che appartengono al dominio dell'altro, oppure giudicasse i principii dell'uno con i paradigmi dell'altro. Entrambi i sistemi hanno una loro validità nella rispettiva capacità di rispondere a due esigenze distinte dell'uomo. I principii filosofici qui esposti propongono un insieme di strumenti intellettuali che permettono allo studioso di inquadrare e vedere sotto una diversa prospettiva ogni fenomeno. Per questo motivo li riproduciamo, riportando anche le nostre riflessioni, affinché questi principii possano essere da guida ad altri come lo sono per noi, e perché le nostre riflessioni forniscano lo spunto al lettore per le sue proprie considerazioni. In questo senso abbiamo preferito tenere questa esposizione in modo semplice e comprensibile da tutti. Questa non è un'opera scientifica per scienziati e contemporaneamente non è un'opera filosofica per filosofi. Le note e riferimenti bibliografici sono tenuti al minimo per facilitare la lettura, i concetti sono esposti nel modo più chiaro e semplice: questa non è un'opera di erudizione, questa è un'opera per tutti perché tutti sono chiamati prima o poi a dover risolvere il mistero di chi sono. Tutti sono chiamati prima o poi a dover rispondere alle domande che la Sfinge pone incessantemente alla coscienza per ricordarle chi è, e soprattutto quale è il suo destino. I PRINCIPII REALI DELLA SAPIENZA La convinzione che l'Universo circostante, interiore e esteriore, sia comprensibile e fondato su alcuni principii o leggi basilari, ha da sempre accompagnato l'Uomo nella sua incessante indagine su se stesso e sulla Natura. Più o meno inconsciamente l'Uomo ha sempre dato per scontato che la realtà attorno a lui seguisse delle leggi, ovvero che esistessero dei concetti fondamentali la cui validità matematica fornisse una chiave per interpretare ed agire. Partendo da questo incosciente assunto di base l'Uomo ha dunque da sempre sentito l'esigenza di individuare le fondamentali leggi nascoste sotto la molteplicità delle manifestazioni fenomeniche, perché per lui queste leggi sono le colonne necessarie alla comprensione del mondo. In questo senso è possibile chiedersi come mai l'Uomo sia così ossessionato dal capire, come mai ricerchi inevitabilmente la Sapienza. Il mistero fondamentale che racchiude la finalità dell'Uomo non è la risposta alla domanda sul «perché» l'Universo sia comprensibile, ma sul «perché» l'Uomo sia ossessionato dal comprenderlo. L'Uomo prova un'intima gioia interiore quando comprende una realtà e un sentimento di inadeguatezza quando non l'afferra. L'Uomo antico come il moderno ha sempre sentito l'esigenza di capire la struttura, il funzionamento e anche il senso del mondo in cui è immerso. E anche se nell'ultimo secolo abbiamo assistito ad un avanzamento incredibile degli strumenti tecnologici per l'investigazione della realtà fisica, non dobbiamo dimenticare che lo strumento di gran lunga più potente è proprio la mente dell'uomo. Sarebbe dunque imprudente rigettare le investigazioni filosofiche e riflessioni dei pensatori che ci hanno preceduto. Dotati di pochi strumenti tecnologici rispetto a noi gli antichi pensatori hanno fatto buon uso dell'acutezza del ragionamento per ottenere intuizioni sulla natura dell'Universo che sarebbero state confermate solo a millennii di distanza. Infatti molti dei principii qui esposti sono davvero antichi e nei lunghi secoli hanno ispirato migliaia di filosofi, scienziati e liberi pensatori. La formulazione che abbiamo usato per essi proviene da una conferenza di Alessandro Benassai intitolata I Principii Reali della Sapienza. In questa conferenza abbiamo trovato l'esposizione più completa ed accurata di tali Principii. Una parte di essi, quasi un nucleo fondamentale, si può comunque trovare in un altro famoso scritto intitolato "il Kybalion" il quale, in una soluzione sintetica, presenta riflessioni filosofiche talmente antiche che vengono fatte risalire agli insegnamenti di Ermete Trismegisto, un sacerdote dell'Antico Egitto così chiamato per la sua triplice natura di filosofo, re e profeta e che fu identificato con il dio Toth. In effetti molti di questi principii sono sottesi o più o meno esplicitamente formulati nel Corpus Hermeticum. Nonostante il rimando diretto all'Ermetismo tuttavia sarà facile per lo studioso trovare, nei successivi principii, richiami più o meno forti a dottrine orientali affini alla tradizione indiana, come pure degli accenni a dottrine del mosaismo primitivo ed altre ancora. Tuttavia a noi questi principii non interessano per il contesto storico in cui sono stati formulati, ma per il contenuto che racchiudono. Non ci interessa tanto sapere da chi sono stati formulati, quanto capire prima di tutto cosa dicono e in cosa possono esserci utili. FORMULAZIONE SINTETICA DEI 12 PRINCIPII 1. «Legge di creazione o di causalità»: Tutto ha una causa. Non vi è effetto senza causa. 2. «Legge dell'unità delle cause o Monoteismo»: L'insieme delle Leggi universali invisibili implica un invisibile e