Simbolismo Buddhista e la Connessione tra Nirvana e Samsara
I monaci tibetani seguaci del buddhismo adamantino avevano identificato in effetti lo stesso problema. Secondo il Buddhismo esistono due Regni fondamentali, due Mondi o Piani fondamentali: • il Nirvana (senza soffio) o piano delle Essenze: in cui si trovano gli esseri ripieni di Sapienza, Potenza e Amore; • il Samsara (che ruota ininterrottamente) o piano Fenomenico: in cui si trovano le coscienze prigioniere dell'Ignoranza, la Brama e l'Odio.
Il piano Nirvanico è il piano delle divinità archetipiche, il mondo dello spirito in cui si trovano gli esseri dotati di Infiniti poteri, ma principalmente ripieni di Sapienza, Potenza e Amore. Viceversa il mondo samsarico è il mondo in cui si trova ancorata la nostra coscienza che deve — dicono i testi — liberarsi da tre veleni, oppure varcare i tre abissi che la tengono imprigionata e che sono l'Ignoranza, la Brama e l'Odio.
Tale distinzione similare non è esclusiva solo del Buddhismo originario, ma tipica anche delle tradizioni Occidentali platoniche, neoplatoniche e cristiane dove il mondo Nirvanico è rilevato dal mondo delle Idee, il piano degli Archetipi divini. In tutte queste tradizioni si è manifestato il problema di trovare un modo di comunicare fra questi due mondi: il mondo dell'essere e il mondo del divenire; di trovare cioè un modo per diventare coscienti in questo stato superiore e comunicare con gli enti che sono pura coscienza in questo stato.
Purtroppo infatti questi due mondi sono radicalmente distinti l'uno dall'altro. Perché? Perché il mondo Nirvanico è senza forma, è il mondo dei puri stati dell'Essere, mentre il Samsara è il mondo dell'apparenza della forma. Gli abitanti del mondo Archetipico o Divino, equivalente al mondo Nirvanico, sono «pura» Coscienza-Intelligenza-Forza, i loro corpi sono detti «Diamante-Folgore», per cui non hanno bisogno di mangiare, dormire, pensare o morire.
Viceversa coloro che vivono nel samsara hanno bisogno delle forme per conoscere e per comprendere, hanno bisogno di parole, di immagini di forme fisiche che cambiano e si trasformano inesorabilmente dando origine alla morte e alla continua generazione. Gli uomini del mondo samsarico dunque non possono ascoltare o comprendere gli influssi del mondo nirvanico perché la loro coscienza è ancorata alle forme. Solo in condizioni speciali questi due mondi si uniscono e vengono legati fra di loro mediante il POTERE DEI SIMBOLI.
Cosa è un simbolo? Il simbolo è un grafico, un disegno, una figura che parla in sintesi all'interiorità dell'individuo, e ne modella le caratteristiche naturali. Il simbolo collega e lega il visibile e l'invisibile, il terrestre ed il celeste, li mette in comunicazione e trasporta l'uno nell'altro. Un simbolo può essere il veicolo di un'idea, di una dottrina, di una riflessione personale, di un'emozione, di uno stato di coscienza vissuto da chi ha composto il simbolo e l'ha sintetizzato come in un quadro di modo da permettere a coloro che si immergono nella contemplazione di esso di rivivere l'emozione, l'idea e lo stato che lui stesso ha vissuto.
Quando si parla di «simbolurgia» però non si fa riferimento a simboli qualsiasi, ma a una particolare specie di simboli indicati come «simboli tradizionali». Tradizionale etimologicamente vuol dire trasmesso. Quindi, quando si fa riferimento a un simbolismo tradizionale, ci si riferisce a un simbolismo «trasmesso» ovvero proveniente da qualcuno che ce lo ha consegnato da epoche precedenti e la cui origine si perde nella notte dei tempi; anzi, di cui si è persa l'origine storica.
Questi simboli hanno un contenuto solo parzialmente umano. Ad esempio il simbolismo del Sole è stato arricchito da vari popoli che ne hanno approfondito le sfaccettature, ma il suo significato quale origine e centro della vita è evidente ed indipendente dalle razze, dalle culture e dalle specie. Nel caso dunque del simbolismo tradizionale il contenuto primitivo, quello da cui origina il simbolismo non è più costituito dal pensiero di un autore o dell'altro autore, viceversa il contenuto di questo simbolismo è la Gnosi: la Gnosi dell'Uomo, la Gnosi del Mondo e la Gnosi di Dio.
I simboli tradizionali dunque sono come una scala che permette alla mente di innalzarsi, partendo da una forma fisicamente rappresentata e, grazie alla forza dell'analogia, risalire di piano in piano fino a sintonizzare con un piano senza forma, il piano delle pure Idee. Così in un certo senso un simbolo è, per chi sa vedere, una finestra diretta verso la realtà che esso rappresenta: Esiste un rapporto psichico permanente fra realtà e la sua rappresentazione simbolica.
Ecco dunque l'importanza dei simboli e della simbolurgia. La nostra coscienza è totalmente ancorata al mondo fisico, a ciò che si può vedere, sentire, odorare e toccare, ma in virtù del potere dei simboli possiamo educare e dirigere la nostra intenzione e tramite l'uso di simboli visibili e mezzi sensibili possiamo polarizzare nell'idea nella nostra meditazione e ricorrere così a gran parte delle forze inconsce dell'individuo deputate ai processi fisiologici e sensoriali.
La meditazione su un simbolo della tradizione risulta essere così un mezzo di incredibile efficacia per fissare la mente ed ottenere degli stati di coscienza e realizzazioni spirituali altrimenti difficilmente raggiungibili. L'IDENTITÀ SIMBOLICA: Il rapporto è tanto più stretto quanto più la rappresentazione identifica univocamente la realtà rappresentata nei confronti di tutte le altre realtà esistenti.
Nel caso del «simbolismo tradizionale» dunque ogni simbolo esteriore vuole indicare una forza di carattere interiore che vive latente nella nostra coscienza e che non aspetta altro che un evento catalizzatore la dinamizzi per risvegliarsi ed essere portata alla coscienza. Questo evento catalizzatore può essere il frutto di una particolare ascesi, di una meditazione, di un ritiro, ossia un periodo di intensa vita interiore con allontanamento dal mondo, insomma: un evento specifico che muova il seme precedentemente innestato e sepolto.