Dalle Profondità Oceaniche agli Alberi Cosmici: Simboli della Coscienza
dopo i 700 metri. Allo stesso modo possiamo per analogia comprendere alcune forze che agiscono nel nostro inconscio il cui simbolo è il mare, che vive dell'energia del sole, ma se alcune forze sono a noi visibili e agiscono e ci aiutano nella vita cosciente, altre forze sono a noi totalmente sconosciute e ignote e talmente primordiali e bestiali che sembrano non ricevere neanche la luce del sole. Il mondo degli abissi ci ricorda con paura e timore un mondo e una zona della nostra coscienza che è meglio abbandonare e non svegliare. Se di questo mondo vogliamo avere un'intuizione basta osservare la fauna marina di quelle zone: esempi ne sono i Ceratidi o «pesce diavolo» e il Vampyroteuthis infernalis o «calamaro vampiro». Il primo è formato da una bocca pari a metà dell'intero corpo, con denti affilati e aguzzi e con il dorso nero coperto di piccole spine, il secondo invece di colore rosso cupo e nero si aggira con fare spettrale con i suoi tentacoli uniti da una membrana e terminanti nelle ventose. Meglio allora le sommità delle vette da cui si domina la visione del mondo. Oppure le foreste con i loro alberi secolari. Da solo il simbolo dell'Albero aiuta l'uomo a capire chi è e quale è il suo scopo su questa terra poiché l'albero è il simbolo stesso dell'Uomo. Nell'antichità biblica, come ad esempio in Ezechiele ci si riferiva agli iniziati ai misteri divini come a degli alberi. Nei Veda l'albero Parijati rappresenta tutto l'Universo con le radici nel regno degli Asuras o demoni e le fronde nel regno degli Dei che si nutrono dei suoi frutti. Spesso ci si chiede quale sia lo scopo dell'Uomo su questa terra. Per rispondere prendiamo spunto dal simbolismo dell'albero. L'albero, cioè l'uomo, è un trasformatore che affonda le radici nelle profondità della terra — il regno dei Demoni dei Veda — e grazie alla luce del Sole, cioè l'azione fecondatrice della Divinità che egli raccoglie con la propria intelligenza, simboleggiata dalle foglie, riesce a trasformare gli oscuri elementi che pesca dal suolo in zuccheri, frutti e semi. L'uomo essendo dotato di uno spirito capace di comprendere l'azione divina è l'unico essere capace di procedere nella trasformazione del male in bene e così contribuire al processo di evoluzione dei Regni della Natura. E che dire degli animali? Ciascuno con una sua caratteristica specifica, ciascuno con un suo significato, tutti espressioni della Potenza dell'Adamo Cosmico, dell'Uomo Universale, incarnazioni distribuite dei poteri della Psiche Universale. Alcuni, come i serpenti, sembrano essere costituiti semplicemente da un apparato digestivo mobile. Altri, come i coccodrilli, sembrano costituiti semplicemente da una bocca. Le zampe dell'orso ne manifestano la forza, le stesse zampe forniscono la rapidità nei felini, la stabilità degli elefanti. Gli usignoli cantano i canti degli innamorati. Tutti diversi e contemporaneamente tutti uguali tra loro. Chi potrebbe distinguere un'aringa da un'altra? Sarebbe come distinguere i capelli di una stessa persona. Si può davvero supporre che le aringhe abbiano una coscienza individuale? E se sì, fino a che punto? Vedendole muoversi all'unisono nel mare, non sarebbe più lecito supporre una coscienza collettiva per ciascun banco? Solo la specie in questo caso ha una sua individualità «speciale», una sua caratteristica propria, simbolo di una potenza dell'Anima universale. Fra tutte le specie esistenti e fra tutte le potenze dell'Uomo Cosmico, nell'antichità quattro erano state considerate le più esemplificative per operare una classificazione generale: il Leone, il Toro, l'Uomo e l'Aquila. I quattro animali della Sfinge che sorride con aria di sfida interrogando l'uomo sul proprio destino.