Coscienza senza cervello: Evidenze da organismi unicellulari
Quanto se la coscienza fosse una proprietà emergente dall'interazione dei neuroni cerebrali, sarebbe difficile giustificare l'emergere di una coscienza assolutamente normale da una struttura cerebrale così deformata e diversa da quella usuale. Anche dando per acquisita una stabilità nella proprietà emersa dall'interazione neuronale, dovremmo comunque giustificare come l'identità della persona sia invece sospesa durante gli stati di sogno per cui la proprietà emersa dall'interazione neuronale dovrebbe essere allo stesso tempo stabile e instabile.
Inoltre, anche ammettendo di poter spiegare tutto ciò, arriveremmo comunque a un'altra domanda, ancora più cogente: dato un sistema nervoso o un suo sostituto quale sarebbe il grado di complessità minimo per far emergere il più elementare stato di coscienza?
Un certo consenso scientifico si sta formando sul fatto che organismi unicellulari, dunque senza cervello, sono dotati di capacità di apprendimento che definiremmo frutto di una coscienza.
Coscienza senza cervello
Uno tra i più grandi biologi evolutivi di Princeton, recentemente scomparso, John Tyler Bonner nota sorpreso in un suo articolo, dall'emblematico titolo Comportamento senza cervello, il problema:
"È sconcertante che organismi primitivi che mancano di qualsiasi tipo di sistema nervoso mostrino comportamenti sofisticati che supponiamo richiedano un sistema nervoso con una sorta di cervello centralizzato o ganglio. Molti esempi noti in passato, che smentiscono questa supposizione, dimostrano che organismi senza nervi hanno comportamenti. Forse il pioniere nel rivelare tali comportamenti fu Jennings, che ha mostrato già nel 1905 che i protozoi come il Paramecium potevano orientarsi a vari spunti ambientali e persino avere un tipo primitivo di apprendimento e memoria."
Questa affermazione di Bonner introduce le osservazioni sperimentali sulla muffa Physarum che hanno dimostrato la sua capacità di discriminare tra una grande varietà di fonti di cibo e di esplorare solo quelle che forniscono la dieta ottimale per la crescita. Physarum può anche navigare in un labirinto per collegare la distanza più breve tra il cibo e la sua posizione attuale; alcuni sostengono che tali proprietà indicano un'intelligenza primitiva. Usando la lunghezza minima del percorso e lo spessore ottimale del tubo, Physarum minimizza il dispendio energetico per il massimo guadagno di energia. Quando è sottoposta a shock a intervalli periodici, la Physarum ricorda la frequenza ed è in grado di prevedere la comparsa del prossimo shock «suggerendo l'origine dell'intelligenza». Quando gli si chiede di comportarsi più rapidamente, la muffa commette più errori, il che indica un compromesso tra velocità e precisione.
Questi segni apparenti di apprendimento e considerazione non sono limitati alle muffe e ad altri organismi multicellulari primitivi, ma possono essere osservati anche nei protozoi. Ad esempio, quando le Paramecia sono confinate in tubi di diametro inferiore alla lunghezza del protozoo, inizialmente richiedono alcuni minuti per girare. Tuttavia, con un po' di pratica, le cellule diventano capaci di girare in pochi secondi: un'osservazione che indica l'apprendimento in un protozoo monocellulare.
In uno studio del 1920, altri protozoi tra cui lo Stentor, il Didinium e l'Amoeba mostrarono una sorprendente varietà di comportamenti, portando l'autore a concludere che poiché il loro comportamento poteva essere modificato dall'esperienza, era sicuramente un segno di «intelligenza». Inoltre, poiché questo comportamento di apprendimento era oggettivamente simile a quello dell'uomo, Jennings suggerì che la coscienza è distribuita in tutto il regno animale.
Alcune amebe e altri protisti costruiscono protettivi ed elaborati involucri (case) da materiale raccolto. Questa e altre osservazioni sul comportamento delle Amoeba ha portato Walker a concludere che Amoeba percepisce, riconosce, sceglie e ingerisce una varietà di prede che non è molto inferiore alla scelta degli animali superiori, riconosce il proprio genere e si impegna in comportamenti cooperativi, [...] in particolare nella caccia cooperativa. Il riconoscimento dei propri simili indicherebbe che le amebe sono autocoscienti. E i batteri, la più semplice [forma di vita]...