```html Reductionism vs Emergentism: Philosophical Perspectives on Consciousness and Mind

Riduzionismo e Emergentismo: Prospettive Filosofiche su Coscienza e Mente

la Mente. MIT Press. 48Kripke, Saul. 1971. Naming and Necessity. pp. 253–355, 763–769 in Semantics of Natural Language, D. Davidson e G. Harman (eds). Dordrecht: D. Reidel Publishing Company 49Nagel, Thomas. 1974. What Is It Like to Be a Bat? Philosophical Review 83, pp. 435–450. 50Jackson, Frank. 1982. Epiphenomenal Qualia. Philosophical Quarterly 32, pp. 127–136.

Il fenomeno che vuole spiegare e una struttura sottostante al fenomeno che deve esserne la causa e con cui applicare la riduzione. In questo caso potrebbe identificare la causa del «colore rosso» con una radiazione elettromagnetica di lunghezza d'onda di circa 400nm. A questo punto, il riduzionista può «ridurre» il fenomeno dicendo «il colore rosso è una radiazione elettromagnetica di lunghezza d'onda circa 440nm». Tuttavia, questa affermazione è chiaramente insufficiente. Infatti negli stati onirici troviamo oggetti di colore rosso senza che questi siano associati ad alcuna radiazione elettromagnetica. Il riduzionista deve allora cambiare la relazione causale e la struttura sottostante spostandosi a quella neurofisiologica e dire che «il colore rosso è una specifica attivazione neuronale». Ma anche in questo caso l'affermazione è insufficiente perchè se prendiamo una fetta di neuroni e li stimoliamo elettricamente, sicuramente non generiamo il «colore rosso». Così al riduzionista non rimane che riformulare la sua definizione dicendo «il colore rosso è lo stato psichico sperimentato da un soggetto sottoposto a una specifica attivazione neuronale» vanificando così tutto il processo riduttivo. Per rispondere a questo esempio, banale e incontrovertibile, sono stati spesi fiumi di inchiostro inconcludenti. Il riduzionismo è un processo che non risolve il problema ontologico, ma può essere solo utile nella sua versione causale. In pratica non arriverà mai a spiegare cosa è la coscienza o la psiche, ma potrà aiutare nell'analizzarne la fenomenologia una volta che una struttura sottostante ad essa sia stata identificata.

I limiti dell'emergentismo

All'antitesi del riduzionismo si trova l'emergentismo, che, nella sua forma più sobria dice che alcune caratteristiche di un sistema non possono essere spiegate solo dalla composizione degli elementi e dalle relazioni ambientali; ma emergono dalle interazioni causali tra gli elementi. Solidità, liquidità e trasparenza sono esempi di caratteristiche di sistema causalmente emergenti. Non è sufficiente specificare che la composizione molecolare H₂O per identificare le proprietà caratteristiche dell'acqua, che non sono le stesse del ghiaccio, che non sono le stesse del vapore acqueo. In questa sua formulazione, l'emergenza è un dato di fatto e un tratto caratteristico dei sistemi dinamici complessi; più vaga è la sua applicazione all'ambito della coscienza.

Per gli emergentisti la coscienza sarebbe una caratteristica emergente di certi sistemi di neuroni nello stesso modo in cui la solidità e la liquidità sono caratteristiche emergenti di sistemi di molecole. Dopo tutto il cervello umano, si dice,51 è la struttura più complessa dell'universo: è composto da cento miliardi di neuroni e ciascun neurone ha con gli altri dai mille ai diecimila punti di contatto o sinapsi. In base a questi dati, si è calcolato che il numero di possibili permutazioni e combinazioni dell'attività cerebrale superi il numero di particelle elementari dell'universo conosciuto, sarebbe dunque «logico» pensare a proprietà incredibili emergenti da questa fitta rete intricata di connessioni tra cui la psiche e la coscienza.

A prescindere dal grande fascino che la teoria dell'emergenza può esercitare, essa è filosoficamente e scientificamente molto debole. In primo luogo, pur additando il sistema nervoso quale sistema complesso all'origine della coscienza, nessun meccanismo di causazione effettiva52 è stato finora proposto. Le attuali teorie naturalistiche della mente sono forme di emergentismo, tra cui la teoria dell'identità, il funzionalismo e varie forme di comportamentismo, che sostengono l'ipotesi della mente quale fenomeno raro e unico che sorge solo in circostanze altamente specializzate. Tuttavia, in genere non riescono a spiegare né il criterio di questa emergenza né come le qualità della mente o della coscienza siano legate a tale complessità. Da un punto di vista pratico, non vi è nessuna teoria che effettivamente spieghi cosa avrebbe di così speciale il sistema nervoso da poter, dalle sue interconnesioni, originare la coscienza.

In secondo luogo si dovrebbe notare come, data la ben nota legge per cui informazione è energia,53 l'emergere all'improvviso di una qualità psichica dotata di informazione violerebbe la conservazione dell'energia, o almeno introdurrebbe una discontinuità in essa che andrebbe giustificata. Andando poi più sul concreto, l'emergenza da un sistema complesso si troverebbe in difficoltà a dover spiegare l'unità di coscienza che sperimentiamo per decine e decine anni nonostante le variazioni fisiche del sistema nervoso sottostante. I sistemi complessi sono spesso caotici, ovvero possiedono la proprietà transitiva per cui una piccola variazione nelle condizioni iniziali porta nel tempo a una grande variazione negli effetti. Se eliminiamo le situazioni patologiche, ogni individuo si sente sempre se stesso nel corso di decine e decine di anni. La stabilità dell'identità psichica delle persone mal si concilia con la sua supposta origine da un sistema caotico.

Se poi consideriamo situazione patologiche, troviamo dei casi che, seppur episodici, mal si conciliano con la teoria emergentista. La scienza medica, infatti, riporta di alcuni casi di persone quali John Lorber con appena un tessuto cerebrale effettivo spesso pochi millimetri, eppure una vita cosciente normalissima, una laurea in matematica e un quoziente intellettivo decisamente sopra la media.54 Casi simili, seppur rari, sono stati documentati55 e mal si conciliano con l'idea di una coscienza emergente.

53Abbiamo già analizzato il principio di Landauer per cui il cambio di un bit di informazione di un sistema richiede una dissipazione di energia pari a $E=kT\ln 2$, dove $T$ è la temperatura e $k$ è la costante di Boltzmann.

51Ramachandran, V. S. 2003. The Emerging Mind. Reith Lectures 52Fino ad ora si è proceduto solo ricercando dei correlati neurofisiologici senza ipotizzare nessun meccanismo causale.

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