Evoluzione Organica: Autocoscienza ed Evoluzione Biologica

Fra i vari sistemi organici di interesse generale vi è sicuramente quella che potremmo definire l'evoluzione biologica. Avendo chiaro che in un sistema organico la legge primaria regolante l'evoluzione del sistema è la legge di finalità, risulta dunque necessario analizzare almeno brevemente le possibili finalità di tale processo. Se riflettiamo liberamente partendo dalle moderne teorie evoluzionistiche, appare evidente come il fine dell'evoluzione biologica sia quello di ottenere un organismo capace di incarnare in modo stabile e più a lungo possibile una forma di auto coscienza.

Se, infatti, il fine evolutivo fosse la longevità, avremmo che naturalmente la catena evolutiva si sarebbe orientata verso organismi sempre più semplici. È ad esempio noto il caso del Bacillus 293 soprannominato l'organismo più vecchio del mondo per essere sopravvissuto intatto confinato in un cristallo di sale per più di 250 milioni di anni. Il centro attrattivo dell'evoluzione sarebbe dunque verso qualcosa di più semplice e quindi più difficilmente attaccabile e certamente più vicino al regno minerale che a quello animale.

Allo stesso modo, se il fine primario dell'evoluzione biologica naturale fosse stata la capacità di adattamento, gli organismi avrebbero tratto maggior profitto nell'organizzarsi in strutture più semplici e modulari e intercambiabili, che sono di gran lunga più adattabili, piuttosto che rinchiudersi in strutture sempre più complesse e integrate.

Insomma, se analizziamo a grandi linee la direzione dell'evoluzione biologica per come la conosciamo, notiamo che questa è diretta ad organizzare strutture sempre più complesse, organiche ma con un carattere sempre più individuale. La ricerca della complessità sembra essere correlata con la strutturazione della coscienza e la ricerca di un'autonomia e integrazione fisica sembra essere associata al concetto di auto coscienza.

Nella concezione panpsichica da noi adottata, ogni forma di energia è associata a una forma di coscienza. Tuttavia possiamo convergere sul fatto che il raggiungimento di una struttura abbastanza complessa sia necessario per poter manifestare una forma avanzata di coscienza. Questo dato di fatto è talmente conosciuto dalla scienza contemporanea che si ritiene quale paradigma dominante l'idea che la coscienza stessa nasca magicamente, come epifenomeno, dalla complessità.

Tuttavia, che questa non sia la strada giusta risulta evidente dal fatto che è in palese contrasto con l'unità di coscienza che noi sperimentiamo ogni giorno. In ogni giorno della nostra vita, sebbene con grandi alterazioni, noi ci sentiamo sempre noi stessi, ovvero una stessa coscienza. Questa percezione stride profondamente con la natura caotica intrinseca della complessità.

Anche supponendo l'esistenza di una configurazione stabile di neuroni tale da ottenere una coscienza unitaria, il supporre che questa sia l'epifenomeno di un processo per sua natura caotico porterebbe a concludere che anche piccole alterazioni della struttura cerebrale dovrebbero modificare radicalmente la nostra coscienza rompendone l'unità. Viceversa, tale effetto non si riscontra nel cervello di un individuo che evolve radicalmente nei primi anni di vita senza mai intaccare la percezione di una coscienza unitaria.

Non solo, molti casi sono stati raccolti a favore del fenomeno contrario, ovvero di individui e cervelli capaci di adattarsi dopo forti traumi e rimozioni di grandi parti del cervello, mantenendo l'unità di coscienza e continuando a percepirsi come loro stessi.

Quale che sia il rapporto fra complessità e coscienza possiamo concordare che sistemi complessi permettono una manifestazione maggiore e più strutturata della coscienza. Se, dunque, il fine dell'evoluzione biologica fosse la manifestazione della coscienza, noteremmo in effetti l'aggregazione in sistemi organici e viventi sempre più complessi.

Nulla impedirebbe all'evoluzione di svilupparsi secondo aggregati sempre più complessi senza tuttavia mai cercare l'indipendenza organica e individuale che invece si osserva. Alla luce dei fatti, ciò che sembra essere il fine dell'evoluzione biologica è il raggiungimento non solo della coscienza, ma anche dell'auto coscienza.

Se per coscienza in questo contesto si intende l'esperienza di eventi e sensazioni, per auto coscienza invece si intende l'essere consci del proprio stato di coscienza ovvero la costituzione di un nucleo di coscienza che può affermarsi quale Io, distinguersi dal resto del mondo e deliberare atti volitivi.

La spirale di Teodoro, i numeri irrazionali e pi greco

Quali cultori di lunga data della Tradizione Pitagorica, siamo rimasti colpiti da un articolo del numero precedente di Tabit sul valore di π quale prodotto del quadrato dei numeri naturali (n.d.r. pi greco e il prodotto di tutti i numeri naturali ∏, Tabit, Mathesis vol. 2).

Nella regolarizzazione da lui citata, il prodotto del quadrato di ogni numero naturale ha come risultato il valore della lunghezza di una circonferenza unitaria: $$1^2 \times 2^2 \times 3^2 \times 4^2 \times 5^2 \times \ldots = 2\pi$$

La Matematica classica non conosceva questo importante risultato.