Sovranità e il Sacro nella Filosofia Politica Esoterica
quel Vuoto, aperto dal Vuoto nel Vuoto a ché le forze possano essere manifestate. Questo residuo in eccesso, se non opportunamente reso sacro, sacrificato, si indirizzerà al male, eccesso non santificato, che diviene effetto invertito di quella sorgiva e benefica torsione fecondatrice rivolta al Bene. La santificazione di quest'eccesso è la ragion d'essere di quella potenza che trattiene, il katechon, che costituisce il vero fondamento di ogni via iniziatica legittima, e che corrisponde, specularmente, all'atto iniziale di apertura del Vuoto. Questo resto non santificato tende ad autonomizzarsi sempre di più e lo stato d'eccezione è raggiunto ogniqualvolta il disordine prodotto dalle forze interne a un particolare dominio, con le loro azioni non più santificanti, raggiunge il limite loro assegnato. Esse, nel loro tumultuante scontrarsi, tendono ad operare come se avessero in sé medesime la loro ragion d'essere; nel grado di libertà a loro concesso, riconoscono solo la loro maggiore o minore intensità in qualità di forze agenti e non più il simbolo del polo della vera libertà. È nello stato di eccezione che emerge, come da un vuoto, la vera funzione sovrana. In quel preciso luminoso istante si manifesta il vero centro del campo delle forze, annichilendole o trasformandole. Questa dualità, tra manifestazione costringente e non-manifestazione liberante, dualità circolare, avvolta attorno al vuoto il cui interno è fondante, ma latente, e l'esterno è visibile, perché vincolante, è inerente alla funzione di orientamento, precipua della Sovranità. La regale armonia tra visibile e invisibile, tra regola e sospensione della regola è ciò che rende possibile l'operare in conformità al Bene, e quindi secondo giustizia, della Sovranità. Vi è una duplicità inerente al modo di operare della funzione sovrana che va meditata ponendo la coscienza nella Dualità presente nella manifestazione dell'Uno. È quindi necessario che ogni iniziato, come sempre di fronte alla Dualità, non trascuri neppure la meditazione anche sulla duplicità intrinseca alla manifestazione della Sovranità. In questo senso opere come quelle scritte da Nicolò Machiavelli e poi variamente riprese e riarticolate alle moderne "finzioni ben fondate", costituiscono un supporto assolutamente da non trascurare ai fini di una meditazione operativa sulla funzione sovrana. Tale meditazione e la cultura del sospetto che certamente si originano e devono originarsi da essa, sembrano incompatibili con quelle meditazioni che sgorgano in ogni spirito che mediti su opere quali il De Monarchia di Dante, o Autorità Spirituale e potere Temporale di René Guénon e che sia aperto al Bene. La demistificazione della funzione sovrana perseguita, a vario titolo, lungo il corso dei secoli, da autori assai rispettati nel mondo profano, non ne ha potuto intaccare, tuttavia, l'essenza; anzi, se profani, tali autori ne hanno illustrato, in modo tendenzioso, solo quelle possibili forme che il loro ristretto punto di vista permetteva loro di vedere. In generale, le varie demistificazioni hanno avuto buon gioco contro forme della Sovranità che erano ormai logore e decadenti o sul punto di esser dissolte. Le costruzioni individuali assemblate dal sedicente "pensiero critico", alla fine, si sono rivelate solo come giustificazioni per le sopravvenienti forme della Sovranità; Recentemente, infine, anche il "pensiero critico", esaurita la sua funzione dissolutoria, si è essenzialmente ridotto a propagandare una nuova forma di pseudo-sovranità, assai gradita ai fautori del pensiero unico oggi imperante. Noi vogliamo qui chiarire che una laudatio temporis acti ha in sé una natura fortemente contro-iniziatica e contro di essa e le sue aspirazioni reazionarie ogni contromisura promana direttamente dalla volontà celeste. È però anche vero, che la faticosa ricostruzione tesa a fondare la sovranità su qualchecosa percepibile da tutti e sperimentabile come appartenente unicamente a questo mondo finisce, inevitabilmente, per giustificare, appunto, delle "finzioni ben fondate" per fondare delle forme procedurali, che possono anche funzionare, per un po' di tempo, ma alla fine privano l'Umanità di vere e credibili forme di orientamento. Il risultato prevedibile consisterà nella dissoluzione di ogni forma di comunità veramente umana, in un composto atomizzato di sotto-uomini, persuasi di comportarsi da uomini liberi in quanto capaci di soddisfare ciò che loro propone un sistema sociale fondato su un uso assai addomesticato delle loro facoltà superiori. In realtà saranno governati, in modo flessibile e in apparenza assai democratico, da ferrei algoritmi, costruiti a vantaggio di pochi. Vi è un simbolo geometrico conosciuto, sin dai tempi antichi, ma non molto noto, al di fuori di cerchie ristrette, se non a partire dalla prima metà del secolo decimonono, che indica