Ermetismo e Rinascimento Fiorentino: L'Impatto del Corpus Hermeticum sull'Europa Medievale

siamo usciti è stata costituita dal cerchio dello zodiaco, a sua volta composto da 12 elementi, 12 di numero, ma di natura unica e aventi un'immagine che può prendere tutte le forme ed ingannare l'uomo..." Corpus Hermeticum, XIII,11-12

Tali opere acquisirono un'importanza cruciale nella linea di sviluppo intrapresa dall'astrologia nel XV e XVI secolo e che vogliamo accennare in questa parte del libro. Tuttavia questi testi non comparirono in modo compiuto in Europa prima del XV secolo. Prima di allora la loro presenza nei circoli europei fu mediata dagli scritti degli Arabi il cui interesse verso tali argomenti è attestato a partire sin dal VII secolo ad opera di Khalid ibn Yazid, fratello del califfo omayyade Muawiyah II, il quale si interessò diffusamente di alchimia.

Proprio nella prefazione ad un testo alchemico relativo al principe Khalid e al suo istruttore Morieno Romano sui segreti della Grande Opera, leggiamo la prima presentazione ufficiale che l'Occidente medievale ebbe di Ermete Trismegisto. La prefazione è dovuta a Roberto di Chester, noto traduttore di opere arabe assieme all'amico Ermanno di Dalmazia, che nel 1144, dopo aver completato la traduzione del Corano commissionatagli da Pietro il Venerabile, si operò nella prima traduzione ufficiale di uno scritto attribuito in un qualche modo ad Ermete Trismegisto.

"Leggiamo nelle antiche Storie Sacre che vi furono un tempo tre filosofi, ognuno dei quali ebbe il nome Ermete. Il primo di essi fu Enoch, che con altro nome fu chiamato Ermete e con un altro ancora Mercurio. Il secondo fu Noè, anche lui denominato inoltre Ermete e Mercurio. Il terzo infine fu Ermete, che regnò a lungo in Egitto dopo il diluvio. Quest'ultimo fu chiamato dai loro predecessori Triplice, a motivo delle tre dignità che Dio gli aveva conferito. Infatti egli fu Re, Filosofo e Profeta."

Sebbene siano fioriti, successivamente a questa prefazione, una serie di scritti e trattati apocrifi di carattere vario attribuiti ad Ermete, l'Europa dovette attendere per più di tre secoli la comparsa di una vera e propria traduzione del Corpus Hermeticum. Fino ad allora l'Europa medievale dovette accontentarsi solo di brani saltuari o manoscritti - per la maggior parte apocrifi -, i quali non fecero altro che contribuire all'aspettativa generale di una traduzione compiuta. Questa fu operata solo nel 1463 alla corte dei Medici sotto l'egida di Cosimo il Vecchio ad opera di Marsilio Ficino.

Capitolo 17: Ermetismo e Rinascimento Fiorentino

17.1 Il Corpus Hermeticum

Uno degli elementi filosofici fondamentali che costituirono la base per la successiva rivoluzione scientifica e il mutamento alla base delle fondamenta astrologiche fu il rifiorire e il diffondersi dei concetti alla base dell'Ermetismo. A promuovere la diffusione su vasta scala delle dottrine ermetiche fu la traduzione operata da Marsilio Ficino presso la corte dei Medici.

Verso la metà del XV secolo alla corte dei Medici c'era un notevole fermento culturale ed un'attenzione particolare verso la cultura ellenica catalizzata da una serie di conferenze tenute da Gemisto Pletone, un filosofo neoplatonico che ebbe una certa influenza su Cosimo il Vecchio. Le conferenze ispiratrici di Gemisto Pletone, assieme probabilmente al confronto con numerosi studiosi dell'Impero Romano d'Oriente presenti a Firenze per il concilio che avrebbe dovuto sanare lo scisma d'Oriente, indussero Cosimo dei Medici a istituire nel 1459 un'Accademia Platonica il cui scopo era quello di riscoprire e riportare alla luce l'opera di Platone con delle nuove traduzioni dei suoi dialoghi.

In questo contesto estremamente fertile avvenne che nel 1460 il monaco Leonardo da Pistoia riuscì a reperire in Macedonia e quindi a riportare alla corte di Cosimo un codice manoscritto, probabilmente appartenuto a Michele Psello il noto dotto bizantino dell'XI secolo, contenente quattordici degli oggi diciotto trattati a cui deve essere aggiunto l'Asclepio. Così nel 1471 uscì la prima edizione del Corpus Hermeticum tradotta in latino sotto il nome Poimandres.

Il ruolo che questa pubblicazione ebbe all'epoca è difficile da rendere in poche parole. Bisogna considerare infatti che l'Europa era desiderosa da più di tre secoli di avere un corpus affidabile di trattati di questo personaggio egiziano che era Re come Davide, Filosofo come Platone e Profeta come Mosè. Bisogna considerare inoltre che il codice tradotto da Ficino, forse proprio per la sua precedente appartenenza a Michele Psello che era un monaco ortodosso e che probabilmente aveva epurato il testo, si integrava perfettamente con la dottrina e la teologia cristiana, tanto da promuovere la comune riflessione sull'esistenza di una prisca ovvero "antichissima" teologia precedente ad ogni religione, indipendente da ogni contingenza culturale e sempre valida.

In pratica i libri di Ermete Trismegisto furono generalmente accettati alla stregua del libro sacro come attesta la stessa prefazione di Roberto da Chester al Testamento Alchemico:

"Questi è quell'Ermete che dopo il diluvio fu il primo che inventò e divulgò tutte le arti e le discipline, tanto quelle liberali quanto quelle meccaniche [...] Perciò questo libro è di origine divina ed è colmo di scienza divina."

E come conferma l'introduzione al Corpus Hermeticum operata da Marsilio Ficino nella dedica a Cosimo dei Medici, dove identifica Ermete Trismegisto come maestro indiretto di Pitagora e di Platone:

"Ermete Trismegisto per primo disputò con grandissima sapienza della maestà divina, della gerarchia degli spiriti, della trasmigrazione delle anime. Per primo fu chiamato teologo: lo seguì, secondo teologo, Orfeo, poi Aglaofemo, Pitagora e Filolao, maestro del nostro divino Platone."

Il Corpus Hermeticum ebbe dunque una diffusione incredibile che lo portò ad avere ben sedici ristampe dalla prima data di pubblicazione del 1471 fino alla fine del Cinquecento. Tutti i più grandi filosofi, scienziati ed intellettuali dell'epoca ne saranno profondamente debitori. Basti pensare, ad esempio a Copernico, il quale proprio in Ermete Trismegisto trova una solida autorità per poggiare la propria rivoluzione eliocentrica:

"In mezzo a tutto sta il Sole seduto sul suo trono. Potremmo noi pensare di sistemare questa fonte di luce in una posizione migliore di questo tempio bellissimo, affinché riesca ad illuminare simultaneamente tutte le cose? Con ragione lo si chiama Lampada, Intelligenza, Governatore dell'Universo; Her-"