Tradizione e Gnosi Astrologica

futuro. Questo è il tema della diatriba che continua anche nel '500 in relazione all'astrologia (Pico della Mirandola, Savonarola, etc...) e che darà origine all'abbandonare l'Astrologia in favore di una Astrosofia.

Capitolo 16 - Tradizione e Gnosi Astrologica

In un capitolo precedente abbiamo visto come gli abitanti di una provincia araba presso la città di Harran si ritenessero gli eredi di una liturgia angelico-planetaria rivelata da Ermete Trismegisto precedentemente al diluvio universale e avente come riferimenti post-diluviani Terach, il padre di Abramo e a Abramo stesso.

In effetti da un punto di vista prettamente storiografico è difficile tracciare una precisa linea che descriva i passaggi e le evoluzioni dell'astrologia mistica e magica precedente al VIII secolo, quasi impossibile al momento è farlo per testi precedenti al III secolo. Sicuramente nel bacino Mediterraneo si incontrarono numerose tradizioni o correnti distinte che diedero origine ad una pletora di sfumature, di movimenti e di culti, con analogie a volte formali, a volte teologiche e a volte concettuali.

Infatti ad una tradizione di origine Caldea o Babilonese con un culto astrologico planetario ben definito, si unisce poi una tradizione ascensionale di origine probabilmente Egiziana. Queste due correnti si riuniscono naturalmente nella tradizione ebraica come attesta effettivamente la stessa storia biblica di Abramo, proveniente dall'Ur dei Caldei e formatosi nei santuari Egiziani.

Il fatto che in alcune correnti dell'ebraismo il culto angelico fosse posto in relazione ad una speciale gnosi astrologica ci è infatti testimoniato dal sefer ha kochavim, libro attribuito al profeta Daniele e la cui composizione viene fatta risalire durante la deportazione Babilonese (circa 590 a.C.). In esso infatti leggiamo una stretta relazione entità angeliche e disposizioni planetarie, relazione che in modo più o meno esplicito rimarrà comunque sempre sottesa in un gran numero di tradizioni simili appartenenti ai secoli successivi:

"Quando l'influsso astrale provoca vizi e avvenimenti dolorosi, l'Angelo che lo presiede non opera perché è uno Spirito del Bene, esso interviene quando la disposizione planetaria è annunziatrice di virtù e di gioia [...] E Iddio fece conoscere a Daniele di pregare quando Giove è congiunto con la Luna crescente nel Sagittario, libero da offese planetarie, affinché l'angelo della saggezza e della misericordia sostituisca quello degli errori di giudizio e durezza di cuore della cattiva stella [...] E Iddio disse a Daniele nella visione:- Non respirare come gli uomini mortali, ma come più conviene ai profeti -. E mi disse:- O Daniele, uomo gradito, prega e respira la preghiera e la respirazione di Giove congiunto alla Luna crescente nel Sagittario."

Altre testimonianze di un culto con stretti riferimenti planetari deriva dalla liturgia angelica restituita dai rotoli di Qumran con i celebri Canti del Sacrificio del Sabato. In questa speciale liturgia il culto per gli angeli planetari che risiedono nel "firmamento della purezza" si coniuga allo stretto monoteismo ebraico come attestano i vari frammenti della liturgia:

"Salmo di preghiera, sulla lingua del quarto, all'Unico Potente che è sopra tutti con le sue sette eccezionali potenze. Egli pregherà il Dio delle Potenze sette volte, con sette eccezionali parole di preghiera"

A questi elementi liturgici e cultuali vanno poi aggiunti i temi della mistica ascensionale che in seno all'ebraismo cominciano a circolare diffusamente negli scritti del II e III secolo, ma che probabilmente sono una sistematizzazione di una tradizione precedente probabilmente di origine Egiziana. Questo intero genere letterario, presente nella letteratura degli Hekhalot, trova forti analogie con temi ascensionali e testi della tradizione Egiziana.

Esemplari in questo senso sono i Testi delle Piramidi, il Libro Egiziano dei Morti e il libro dell'Amduat. Già nei Testi delle Piramidi, risalenti alla V e VI dinastia e specchio dell'antica teologia eliopolitana, come pure nel Libro Egiziano dei Morti, molto posteriore ma avente un nucleo riconducibile all'Antico Regno, il faraone doveva percorrere una via di magica ascesa al cielo che l'avrebbe portato all'identificazione con le stelle imperiture, con il dio-sole Ra-Atum o con il dio dell'Oltretomba Osiride.

Le formule magiche dei testi dovevano aiutarlo durante questa traversata e proteggerlo dai nemici che avrebbero tentato di ostacolarne il cammino. Queste Dd-mdw, ovvero "parole da recitare", avevano un vero e proprio carattere rituale per noi purtroppo non più ricostruibile, ma che plausibilmente hanno fornito una base per pratiche e culti ascensionali successive.

Nel libro dell'Amduat queste pratiche sono più formalizzate e fissate. In questo libro, il viaggio del Sole notturno passa attraverso 12 stanze o luoghi in ciascuno dei quali è presente un'entità demoniaca da vincere a mezzo dell'invocazione di una divinità o entità angelica operata tramite l'invocazione di uno speciale nome magico.

Tutti questi temi sono poi parzialmente ripresi e rielaborati dalla letteratura degli Hekhaloth e, in modo più affine all'astrologia ellenica, dalla letteratura gnostica come nei libri di Jeu o nei canti della Pistis Sophia. In quest'ultimo testo ad ogni sfera planetaria e ad ogni segno zodiacale corrisponde un preciso arconte o forza demoniaca alla quale si oppone un equivalente forza cristica espressa da un particolare ente angelico:

"Allorché mi manifestai al mondo portavo con me, fin dall'inizio, dodici potenze che presi dai dodici salvatori del tesoro della luce conformemente al comandamento del primo mistero - come vi ho detto fin dall'inizio. [...] Compiutosi il vostro tempo, siete nati nel mondo: ma in voi non c'erano anime di arconti." Pistis Sophia I, 7:4

In linea generale gran parte dell'angelologia e delle pratiche cultuali gnostiche poggiavano su una forte corrispondenza fra i corpi celesti e angeli o arconti. Alcuni di questi temi si ritrovano diffusamente nelle opere ermetiche classiche del Corpus Hermeticum, come nel cruciale Discorso Segreto della Montagna (XIII trattato):

"Reso invacillabile da Dio, o padre, mi rappresento le cose non con la vista degli occhi, ma attraverso l'energia spirituale delle potenze. [...] Ma dimmi ancora questo: come mai i castighi delle tenebre, che sono dodici di numero, sono cacciati dalle dieci potenze? In che modo accade o Trismegisto?" "Questa tenda, o figlio, da cui..."