Cosmografia Medievale e Astrologia in Dante e Cecco d'Ascoli
fianco. Negli altri regni dove andò col duca, Fondando i suoi piedi nel basso centro, Là lo condusse la sua fede poca: E so ch'a noi non fece mai ritorno Che so desio sempre lui tenne dentro: De lui mi duol per so parlar adorno.
la cui paternità tuttavia è più che dubbia e considerata a più riprese un'interpolazione come dicono il Bariola e il Rosario "trascritte da altra mano e in epoca posteriore".
che finge immaginando cose vane;
ma qui risplende e luce ogni natura
che a chi l'intende fa la mente lieta.
Qui non si sogna della selva oscura.
La distinzione fra i due stili e modi di concepire l'arte poetica era a sua volta stata rilevata in precedenza da Dante che già in un sonetto a lui dedicato gli suggeriva di esser più vago nelle sue affermazioni e nell'esporre le sue dottrine:
E se di tua virtù non porgi regola
sarai uccellato come tordo in pegola
Ma Cecco d'Ascoli lo ribecca riprendendo la stessa rima e chiarendo che lui fa bene ad ammantare il tutto, ma quello è uno stile che a lui non si confà per cui risponde a Dante:
Tu vien da lunge con rima balbatica,
[...] Va, come ti convien, diritto e clodico.
Capiterai, come quei che ben capita,
più chiaro assai che la preta sardonica.
A me la tua parola stretta legola,
e tu la mia non la tenere a begola
Entrambi tuttavia esprimeranno, relativamente all'Astrologia e alla Cosmografia Metafisica le stesse dottrine, la stessa struttura celeste e soprattutto la stessa visione sul libero arbitrio. In questa occasione prenderemo spunto proprio dalle loro opere per descrivere la costituzione e le corrispondenze dell'universo fisico e metafisico che vanno formandosi e prendendo corpo in questo periodo, riprendendo alcuni temi classici e tradizionali, e che successivamente saranno la base per molti dei nostri discorsi.
Il primo aspetto fondamentale e che è un punto importante della speculazione astrologica successiva è che l'Universo è fatto a misura d'Uomo:
Per gratia de l'umana creatura
Dio fè li cieli e lo terrestre mundo,
in lei creando divina figura
a somiglianza di sua forma degna,
ponendola nell'orizzonte fondo,
ove se danna, ovver si fa benigna.
Questo è un tema che risulterà fondamentale in seguito e che riprende un tema che era antico, ma che rifiorisce solo in questo periodo e che è quello dell'armonia e della specularità del Micro e del Macrocosmo. Storicamente questo tema viene reintrodotto da Bernardo Silvestre verso la metà del XII secolo con il libro Cosmographia, ma viene propriamente sviluppato da sant'Ildegarda di Bingen, scienziata, filosofa e profeta la quale comincia uno dei suoi libri più famosi proprio con la visione dell'Uomo Cosmico:
E vidi un Uomo di altezza tale che dalla sommità delle nubi del cielo giungeva a toccare l'abisso: cosicché le spalle in su si trovava sopra alle nubi nell'etere serenissimo; dalle spalle in giù fino ai lombi, sotto le nubi, si trovava in un'altra candida nube, dai lombi alle ginocchia, nell'aria che circonda immediatamente la terra; dalle ginocchia ai polpacci nella terra; dai polpacci in giù sino alle piante dei piedi nelle acque dell'abisso: stava infatti in piedi sopra l'abisso. Si era volto verso Oriente e guardava a oriente e verso l'Austro.
Ildegarda divide quindi l'Uomo-Universo in 5 regioni fondamentali: tre celesti, una terrestre e una sotterranea. Questo sarà il prototipo di una suddivisione cosmografica classica che si protrarrà fino a metà del diciassettesimo secolo. Come lei Dante suddividerà la struttura dell'Universo in:
- un mondo elementare: sotterraneo e privo di intelligenza e della luce del Sole che viene identificato come l'Inferno Dantesco.
- un mondo materiale: dove si svolge l'azione umana e che comprende Purgatorio. In questo mondo le forme sono materiali e sensibili.
- un mondo planetario: dove si svolge l'esperienza dei Sette Pianeti in cui vi sono ancora delle forme individuali.
- un mondo stellare: relativo alle Stelle Fisse in cui gli spiriti assumono aspetti sempre più sovrapersonale e universale. In questo mondo ad esempio gli spiriti vengono visti come luci accese da un sole fulgente, oppure vengono visti gli angeli disposti in nove cerchi attorno a Dio.
- l'Empireo: un punto di trascendenza fra l'Umano e il Divino, in cui risiede la Candida Rosa.
Dall'Empireo l'Amore si diffonde e tramite il primo mobile trasmette il moto alla tutta la Creazione, ad ogni stella, e da qui ad ogni pianeta, o cielo, o ruota:
Dico che ciò ch'è sotto 'l cel creato
Depende per vertù de le so rote.
Chi tutto move sempre tutto regge,
De fin el moto principio e stato
In ciascun celo pose la sua legge.
I pianeti d'altronde non sono semplici strumenti inanimati, ma sono la manifestazione fisica di enti o intelligenze celesti che ricevono e raccolgono le virtù divine e le diffondono al mondo.
El principio che move queste rote
Sono inteligenzie separate:
Non stanno dal divin splendor remote,
Non cessano l'acti de mover possenti,
Non posseno nostre menti star celate
A lor intellecti de vertù lucenti.
Le virtù del Dio unico dunque si diffondono e vengono raccolte da intelligenze angeliche a cui si uniscono spiriti affini e che si dispongono gerarchicamente secondo un'ordine prestabilito che viene così sintetizzato da Dante nella sua descrizione del Paradiso.
Queste intelligenze celesti diffondono poi le loro virtù sulla terra influenzando ed ispirando le anime umane che seguono dunque l'ispirazione o l'inclinazione dei pianeti senza essere tuttavia vincolati ad essi. Qui i due poeti sono la piena espressione della preparazione al Rinascimento vero e proprio, essi pur accettando e ritenendo fondamentale l'astrologia come forma di comprensione delle realtà e delle connessioni universali, o come forma di chiave metafisica, sono pienamente contrari all'astrologia divinatoria e fatalistica. Dante pone nella quarta bolgia dell'Ottavo Cerchio gli