Astrologia e Cristianesimo Nascente
in [7] proclamando un Dio personale e attestando la possibilità di redenzione per il singolo, poneva in primo piano il ruolo attivo dell'individuo nella conquista della grazia e della salvezza. L'Astrologia fatalista d'altronde, come lucidamente illustra Sant'Agostino nelle Confessioni, si traduce con un effetto paralizzante per l'evoluzione dell'individuo che, attribuendo agli astri ogni suo dono e difetto, rinuncia a combattere il proprio destino limitandosi sterilmente a maledire la propria sfortunata stella.
Il rigetto da parte della Chiesa dell'astrologia diffusa all'epoca facilitò l'impoverimento della pratica astrologica, che, abbandonata dall'attenzione degli studiosi, si ridusse nel mondo cristiano ad una serie di pratiche superstiziose che ben poco avevano a che fare con cognizioni di carattere astronomico. Solo pochi dotti fanno da eccezione a questa cornice e anche in questo frangente, come nel caso di Isidoro da Siviglia, la posizione nei confronti dell'Astrologia risulta ambigua, ammettendo un'astrologia naturale lecita ma distinguendola in modo netto dalle pratiche divinatorie diffuse nel IV e V secolo.
In questo periodo la coltivazione della scienza astrologica ed il suo sviluppo sono affidate ai centri culturali Arabi del califfato abbaside prima e di quello di al-Andalus successivamente. Solo verso il X secolo con l'inizio progressivo della penetrazione in Europa della scienza araba, l'astrologia si ridiffuse nuovamente, riacquistando l'attenzione verso il moto dei corpi celesti e riappropriandosi progressivamente del suo antico splendore.
Con la diffusione dell'astrologia classica custodita e rielaborata dagli arabi, il problema antropologico relativo al destino e al libero arbitrio non viene affatto risolto, bensì viene affiancato da un altro problema di tipo teologico. Nel XII secolo l'Europa cristiana si trova infatti a dover affrontare il problema di non semplice risoluzione per il quale gran parte dei testi scientifici dell'epoca sono mediati e sviluppati da una civiltà dalla diversa confessione religiosa.
L'esigenza di un avanzamento scientifico si deve dunque scontrare con l'incertezza nell'affidabilità e nell'impostazione teologica dei testi arabi e che si riflette massimamente nell'incertezza da parte della comunità scientifica nei confronti dei testi di Astrologia. Nell'Astrologia più che in altre discipline viene sentita questa differenza di impostazione fra mondo islamico e mondo cristiano del Basso Medioevo.
Da un lato infatti la posizione che generalmente viene recepita dalla lettura dei testi arabi è quella di un'astrologia estremamente fatalista per la quale l'astrologo è il "giudice" cioè colui che legge il giudizio inappellabile delle stelle. Dall'altro lato invece, accanto ai libri astronomici, spesso considerati come parte integrante della disciplina astrologica e generalmente attribuiti agli stessi grandi autori, si diffondono una serie di testi magici e di grimori che trattano di immagini, sigilli planetari relativi alle pratiche più disparate, dalla medicina, alla magia naturale fino a quella necromantica.
A mettere ordine e a risolvere entrambi i problemi relativi all'integrazione fra scienza e teologia dell'epoca è Alberto Magno, il santo scienziato che dopo aver risolto in numerose opere il problema dell'influenza degli astri sull'uomo in modo dottrinalmente ineccepibile, scrive lo Speculum Astronomiae, a lui generalmente attribuito, in cui passando in rassegna tutti i testi astronomici dell'epoca, li divide in esecrabili e conformi alla genuina dottrina cristiana evidenziandone gli errori teologici, le debolezze, come pure lodandone i punti di forza quando meritevoli.
L'opera di Alberto Magno influenzerà grandemente gli intellettuali del primo Rinascimento come Dante e Cecco d'Ascoli, ai quali abbiamo dedicato un capitolo esemplificativo di posizioni largamente diffuse all'epoca, fornendo così le condizioni necessarie al rifiorire della scienza astronomico-astrologica nel periodo Rinascimentale.
Capitolo 10 - Astrologia e Cristianesimo Nascente
Il problema della conciliazione fra Astrologia e libero arbitrio fece la sua comparsa fin dalle origini del Cristianesimo, venendo subito identificato dai primi Padri della Chiesa Cristiana quali Clemente Alessandrino e Origene. La posizione di questi Padri della Chiesa, ambivalente e apparentemente contraddittoria a seconda dei trattati, può essere parzialmente spiegata con la complessità di un pensiero profondo e articolato, ma anche giustificata dalla Disciplina dell'Arcano [20][21], una pratica adottata dalla Chiesa nascente e che vietava la divulgazione di alcune dottrine riservate agli iniziati ai misteri del Battesimo.
La riservatezza verso dottrine pericolose per le loro possibili interpretazioni fataliste e paralizzanti nei confronti dell'ascesi e dell'evoluzione dell'individuo può forse parzialmente rendere conto della posizione altalenante tenuta dai primi cristiani nei confronti dell'Astrologia. Che fra i primi Cristiani si praticasse una certa forma di Astrologia è testimoniato da Eusebio di Cesarea relativamente a Bardesane di Edessa, astrologo cristiano che si era conquistato una certa fama in oriente.
D'altronde il favore del Cristianesimo nei confronti di una certa forma di Astrologia era assicurato dall'episodio dei Re Magi riportato nel vangelo di Matteo (Mt. 2:1). In questo episodio la lettura dei segni del cielo indica ai tre Magi il segno della nascita del Messia. In tale ottica, nel Commentario alla Genesi, Origene dichiara l'Astrologia come un linguaggio celeste nel quale si possono leggere i segni della volontà divina. Gli astri dunque non avrebbero una funzione causante ma solo significante.
Tuttavia la posizione di Origene e Clemente Alessandrino non è facilmente archiviabile con questa semplice dichiarazione di Origene. Le parole di Origene infatti sono riprese e spiegate più ampiamente da un brano del suo istruttore Clemente Alessandrino, il quale negli Estratti Profetici specifica esplicitamente la sua posizione:
Gli astri, corpi spirituali sotto il vigile governo di angeli con cui sono in relazione, non sono cause della nascita, ma possono designare le realtà presenti, future e passate, a proposito dei mutamenti del clima, dell'abbondanza e della scarsità di frutti, delle pestilenze e delle febbri e degli uomini. Nemmeno per sogno gli astri causano le attività, ma designano "le realtà presenti".