L'Astrologia Cabalistica di Agrippa e le Tre Regioni Magiche
è stata bruciata come strega; e io gli dico in faccia che i fatti degli altri non hanno valore contro un accusato [...] pretende che le streghe hanno l'abitudine di consacrare il frutto del loro ventre al diavolo e che, d'altra parte, siccome ordinariamente esse si danno al diavolo, questi è certamente il padre dei suoi figli ai quali trasmette la sua malizia. [...] Con la tua perversa dottrina, tu misconosci la virtù del battesimo e della formula sacramentale; perchè se il figlio resta al diavolo anche quando il prete XVIII ha detto: Esci spirito immondo e fai posto allo Spirito Santo; che valore ha il sacramento? E chi ti prova che il diavolo possa generare? [...] tu, inquisitore della fede, con tutti i tuoi argomenti, non sei altro che un eretico. Come nel caso di Ficino, di Pico della Mirandola e di tutta quella corrente che si dedica all'astrologia filosofica o magica, l'Agrippa non vede di buon occhio l'astrologia divinatoria, in particolare non vede di buon occhio il fatalismo con la quale essa è presa dai principi e dalle principesse, tanto che a Luisa di Savoia si rifiuta di compiere il tema natale del figlio futuro re di Francia e per questo viene cacciato dalla corte in cui aveva trovato asilo. L'Astrologia Cabalistica di Agrippa Così Agrippa concepisce un suo sistema, che è essenzialmente magico e il cui fine è quello di raggiungere la Scienza Divina. Egli, sulla scia della divisione Cabalistica di Francesco Giorgi divide il cosmo in 3 regioni fondamentali: la regione elementare, cioè quella dei quattro elementi; la regione celeste, dei pianeti e delle stelle; la regione divina. In corrispondenza di queste tre regioni fondamentali egli struttura tre fondamentali tipologie di magia: la magia naturale; la magia celeste e la magia divina. La prima è essenzialmente la magia naturale di Ficino che insegna a manipolare le sostanze conformemente alle simpatie occulte; la seconda è la magia celeste ed è propriamente astrologica insegna come attrarre, usare e assimilare gli influssi delle stelle; mentre la terza è la magia divina ed è quella prettamente qabbalistica che tratta degli spiriti angelici superiori oltre il quale vi è l'Uno, il Creatore. All'interno del sistema magico introdotto dall'Agrippa, l'Astrologia ha un ruolo preponderante. Questa in particolare riunisce in sè aspetti provenienti da numerose tradizioni e personaggi affini che si amalgamano in modo perfetto nella visione magica del Filosofia Occulta. Da Pico della Mirandola, Agrippa prenderà l'attenzione verso la Qabbalah e la critica fondamentale all'astrologia divinatrice operata nel suo Disputationes. Nel De Vanitate infatti, Agrippa riproporrà le tesi di Pico che elogia e per le quali afferma "né Lucio Bellanti né nessun altro ha prodotto adeguata risposta". In particolare Agrippa evidenzia il problema dell'incertezza nelle effemeridi planetarie che rende vano ogni tentativo di predizione. Questa critica, già evidenziata da Pico della Mirandola, ricoprirà un ruolo importante nel futuro portando Tycho Brahe ad una ricerca continua nella perfezione delle osservazioni planetarie. Tuttavia, pur accogliendo molte delle tesi di Pico, Agrippa ne rifiuta il risultato epistemologico più importante, cioè la negazione di influenze astrali diverse da luce, moto, calore. Tuttavia Agrippa, nell'opera, condanna, proprio nello stile pichiano, gli effetti moralmente disastrosi di un'applicazione deterministica dell'astrologia divinatrice, che induce ad un fatalismo passivo o ad una angosciosa, quanto inutile interrogazione del futuro. Da Ficino l'Agrippa prende la magia naturale del primo libro, mentre da Reuchlin e da Francesco Giorgi, Agrippa prenderà molte delle dottrine qabbalistiche e delle corrispondenze che verranno unite alle tendenze evocatorie e spiritiche dell'abate Tritemio. Da questo punto di vista l'Agrippa rappresenta dunque una sintesi eccezionale del panorama magico, ermetico qabbalistico dell'epoca. Ma ecco che in Agrippa compare una tendenza o un elemento che si svilupperà in modo preponderante nell'epoca successiva. Assieme a tutte le corrispondenze di carattere magico per catturare imprigionare gli influssi astrali per ottenere e costruire talismani per opere e vantaggi di carattere XIX materiali, Agrippa aggiunge un nuovo ruolo nell'Astrologia magica, quello cioè ascetico in cui l'astrologia viene introdotta come strumento a carattere puramente interiore e spirituale per la purificazione dell'anima e l'elevazione della coscienza verso nuovi stati dell'intelletto: [...l'astrologia ascetica] si riferisce allo sviluppo etico e psicodinamico dell'individuo, al quale offre la possibilità di un'ascesa di valori spirituali, cioè il superamento di se stesso con una presa di coscienza qualitativa, sì da risvegliare in lui quelle potenzialità che caratterizzano il genio, l'illuminato o il profeta, rinato e integrato nei suoi poteri quasi divini. Ne nasce dunque un nuovo genere di astrologia, un'astrologia il cui fine è la liberazione dell'anima e l'accesso alle supreme regioni dello spirito. Il meccanismo tramite quale questa nuova astrologia opera è infatti espresso da Agrippa nel primo libro del suo Filosofia Occulta. Le passioni dell'anima sono validamente aiutate dai corpi celesti che influiscono sul loro operare quanto più esse s'accordano col cielo sia in un certo modo naturale, sia per scelta volontaria o libero arbitrio, perché come dice Tolomeo, sembra non esservi differenza di risultati tra la libera scelta e la disposizione naturale. È dunque utile ricevere i benefici del cielo in ogni sorta d'operazioni, il porsi in stato di concordanza con esso e il rispondere ai suoi influssi coi nostri pensieri, con le nostre passioni, con le nostre immaginazioni, con le nostre deliberazioni, con le nostre contemplazioni e altri simili atteggiamenti spirituali. Perché tali passioni fanno inclinare il nostro spirito verso quanto rassomiglia a esso e lo espongono a ricevere meglio le influenze celesti. In modo che la mente, sia mercé l'immaginazione, sia in virtù d'una speciale iniziazione, può tanto conformarsi a un dato astro da impregnarsi talmente dei suoi benefici da divenire il ricettacolo delle sue influenze. Tale risultato non è però raggiungibile a mezzo del pensiero contemplativo che ci separa da ogni senso dell'immaginazione e della natura, salvo che esso si volga verso Saturno.