La Persecuzione della Scuola Pitagorica e i suoi Insegnamenti
avendo vinto la morte nel grado precedente la perfezione personale era stata raggiunta. A questo punto il Pitagorico si dedicava all'istruzione e la direzione delle altre coscienze iniziando una sua missione sovrapersonale. Gli Economi si curavano di amministrare i beni della scuola e, mentre i Legislatori si occupavano di andare in varie città per fornire un insieme coerente e giusto di Leggi. A questo si univano dei misteri del loro grado che non conosciamo.
LA PERSECUZIONE DELLA SCUOLA
Purtroppo proprio questo aspetto politico fu la leva che attirò numerosi nemici attorno alla scuola. Come dicevamo infatti, una volta diventati Politici si poteva scegliere se rimanere all'interno della scuola o andare nella società per migliorarla. Molti Politici sceglievano di tornare nella società e finivano per entrare nei posti di potere e di comando delle varie città in quanto erano i più educati e intelligenti del tempo.
L'inizio delle persecuzioni della scuola Pitagorica avvenne con la presa di possesso di Sibari da parte del tiranno Telide. Questi per completare il suo colpo di stato fece imprigionare tutta l'aristocrazia che era alla guida del precedente governo che contava numerosi pitagorici e li fece assassinare. Alcuni di questi pitagorici scampati al massacro si rifugiarono a Crotone invocando il diritto di asilo.
Telide però, che non era tranquillo con i capi del vecchio governo in una città vicina, decise di inviare una delegazione a Crotone per farsi consegnare i prigionieri e poterli uccidere. Nel dibattito intervenne direttamente Pitagora che secondo Diodoro Siculo avrebbe risolto la diatriba appellandosi alla sacralità del diritto di asilo: "Voi non potete strappare dai vostri altari i supplici che ne hanno invocato la sacralità. Il diritto d'asilo è inviolabile. Nulla vi deve distogliere dal vostro bene"
Le cronache riportano che dopo questa presa di posizione Pitagora fu insultato da un appartenente alla delegazione di Telide che per schernirlo gli avrebbe detto "Tu che vai a fare visita ai morti, ti affiderò una lettera per il mio defunto padre: gliela consegnerai al prossimo viaggio così mi farai leggere la risposta" La risposta di Pitagora secondo la tradizione sarebbe stata "Io però non vado nel luogo degli empi"
Il consiglio di Crotone finì per seguire l'indicazione di Pitagora e nonostante l'inferiorità numerica riuscì a vincere la città di Sibari e successivamente a raderla al suolo. Tuttavia il clima di instabilità politica e di dissenso dovuto alla guerra e poi alla divisione dei terreni conquistati favorì la diffusione di idee rivoluzionarie e sovversive che all'epoca giravano nelle città achee e che volevano una nuova organizzazione politica più democratica che oligarchica e non più basata su cariche ereditarie o meritocratiche ma fondamentalmente sul sorteggio.
In questo periodo Pitagora si ritirò da Crotone per un certo periodo di tempo andando forse nel Metaponto dove iniziò Empedocle d'Agrigento. Tuttavia i Pitagorici non abbandonarono l'aspirazione di riprendere la guida della città di Crotone e per evitare che questo accadesse Cilone, un individuo la cui ammissione alla scuola era stata rifiutata, organizzò una persecuzione nei confronti dei Pitagorici accusandoli di ordire contro il governo della città finché una sera non riuscì ad aizzare le folle e a dirigerle verso la casa di Milone dove i Pitagorici stavano celebrando un'agape.
I Pitagorici non fecero entrare la folla che sfondò le porte e diede fuoco alla casa distruggendo poi la scuola ed operando il massacro dei Pitagorici. Solo pochissimi Pitagorici riuscirono a sfuggire al massacro.
IL PENSIERO E GLI INSEGNAMENTI
Analizzare i simboli e gli insegnamenti Pitagorici in un'unica volta è decisamente impensabile. Tuttavia possiamo analizzare alcuni degli elementi tipici del II grado dei pitagorici, quello dei Matematici. Questo è utile perché ci permetterà di capire il modo in cui i Pitagorici analizzavano e vedevano il mondo e soprattutto in che modo questi intendevano la geometria e la matematica in un modo simile ma allo stesso tempo radicalmente distinto dal nostro.
Per quanto riguarda la dottrina scientifica dei Pitagorici dobbiamo ricordare che purtroppo nessuno scritto diretto è sopravvissuto al massacro. Gran parte dei discepoli diretti di pitagora sono morti, unico sopravvissuto -che la tradizione vuole avesse portato con sé i 3 o 4 libri in cui i Pitagorici avevano racchiuso tutta la loro sapienza- era Filolao. Di cui però si sono perse le tracce. Rimangono molti frammenti, interessanti, ma ovviamente disorganizzati e poco altro di diretto.
Per quanto ci riguarda noi invece ci rifaremo a due scritti che, sebbene non siano scritti direttamente da appartenenti alla scuola di Pitagora tuttavia sono estremamente influenzati da questa e sono: la Teologia Aritmetica attribuita a Giamblico che ha ripreso e rimesso a posto tutte le dottrine Pitagoriche. In questo scritto si spiega quale è il simbolismo di ogni Numero secondo i Pitagorici ed è fondamentale perché questi significati sono stati presi come base per tutte le interpretazioni successive.
Il Timeo di Platone che è basato principalmente su un corpus di dottrine pitagoriche e anzi praticamente è la migliore esposizione che ci è rimasta delle dottrine Pitagoriche sulla Cosmologia. Se infatti non sono arrivati testi della primitiva scuola Pitagorica, più frammenti Pitagorici dicono che Platone riuscì ad acquistare 3 o 4 libri (a seconda del frammento: uno dice 3 l'altro dice 4) della sapienza Pitagorica da Filolao pagandoli a peso d'oro e per questo si dice che Platone morì Pitagorico.
Di questi libri sappiamo i titoli solo dei primi 3 riportati da Diogene Laerzio e questi erano: sull'Educazione, sulla Politica, sulla Natura. Diogene non riporta alcuna indicazione sul quarto libro. Fra gli ultimi libri scritti da Platone risultano infine proprio 3 di ispirazione chiaramente pitagorica e che trattano proprio dell'Educazione, della Politica e della Natura e questi sono i due libri della Repubblica e il libro del Timeo. Il giorno successivo al dialogo della Repubblica e poi del Timeo si trova un altro dialogo di Platone che è il Crizia che discute dello stato di Atlantide, ma che purtroppo è incompleto.