La Dottrina Platonica dei Numeri e la Matematica Mistica
essenze degli esseri. [Per capire questo discorso bisogna spiegare proprio almeno in due parole la dottrina Platonica delle Essenze Per capire il senso di queste affermazioni dobbiamo fare un breve riassunto del pensiero platonico nei suoi tratti fondamentali. Nella visione platonico-pitagorica espressa da Plotino (che poi sarà anche una base fondamentale per le successive speculazioni): "La nostra realtà naturale ha la sua verità e la sua essenza genuina in un altro e quest'altro è l'Idea." Cioè tutti gli enti cioè tutti gli esseri, in quest'ottica, hanno tre caratteristiche fondamentali. Ogni ente è: - Atomo o indivisibile: altrimenti sarebbe corollario di un altro Ente - Monade o agente: cioè possiede una forza attiva - Idea o determinato: cioè deve possedere un contenuto qualitativamente determinato, una qualità specifica, una caratteristica che lo contraddistingue rispetto a tutti gli altri enti. La causa di questa determinazione, ciò che genera le Idee è il numero. In pratica, costituendo l'essenza delle cose i numeri costituiscono il contenuto proprio di ogni idea, di ogni essenza, di ogni essere. "Il numero è anteriore e causa della precisazione" cioè i numeri sono in relazione alla causa stessa, alla caratteristica profonda del contenuto individuale di ogni idea e il numero $1$ in particolare è la causa sostanziale dell'organicità dell'unione e dei rapporti di queste idee Questo in pratica il punto di vista metafisico riguardo al numero dal punto di vista platonico-pitagorico. Esiste un mondo delle Idee, un mondo essenziale, al di là delle contingenze della realtà naturale, un mondo delle forme astratte, un mondo fatto di rapporti puri fra Idee che sono anche forze attive che si relazionano fra loro secondo ed il cui contenuto essenziale ed i cui rapporti, le cui tensioni e distensioni, sono rette, causate e regolate dai numeri.] Per essere più chiari –non è ovviamente questo il luogo per trattare l'ontologia del numero – noi attualmente siamo abituati a vedere i numeri come quantità, quantità spaziali, temporali, astratte, comunque sia questo è il punto di vista ordinario. Per i pitagorici, i platonici e tutti coloro che sono venuti in seguito nell'interpretazione del simbolismo dei numeri, i numeri non rappresentano solo quantità, ma principalmente qualità. I numeri sono, secondo queste linee interpretative, delle forze spirituali, dotate di caratteristiche e qualità proprie e che regolano il mondo naturale (stabilendo cicli rapporti celesti e terrestri) nonché il mondo interiore e spirituale di ogni individuo. I numeri quindi, secondo questa tradizione, hanno loro stessi una forza, un potere trasmutatore, capace di cambiare le coscienze di coloro che si sintonizzano con il potere del numero. Questo il punto basilare relativo all'ascetica e al potere trasmutatore dei numeri. La chiave per questa trasmutazione era sempre la solita, la mente. Con la mente concentrata, protesa verso il numero l'asceta si concentrava sintonizzando la propria mente sulle qualità espresse dal numero fino a penetrarne le virtù occulte e trasfondersi in esso. I dettagli sono poi dipendenti chiaramente dal periodo che prendiamo in considerazione. Il movimento che più di ogni altro ha sviluppato una linea ascetica che in qualche modo si rifà alla matematica e ai numeri è il movimento kabbalistico a partire dal $13°$-$14°$ secolo in poi. Se infatti la dottrina teologica-ontologica relativa ai numeri è stata sviluppata principalmente da platonici, neo-pitagorici e neo-platonici, la dottrina ascetica relativa alla matematica e ai numeri si deve principalmente al movimento kabbalistico. Ora il discorso qui si fa un po' più complesso e forse ci porterebbe fuori tema, l'idea comunque alla base di queste dottrine mistiche è che ci sono dei numeri creati, dei numeri increati e trascendenti. Grazie alla meditazione, alla concentrazione prolungata sul simbolo numerico animata dall'intenzione di penetrare il numero trascendente, l'asceta passava dalla contemplazione del simbolo creato alla comprensione e assuzione del numero trascendente tramite la virtù del simbolo stesso. Per favorire questo stato di contemplazione mistica dell'essenza creata corrispondente al Numero meditato, vi erano delle tecniche ascetiche particolari, fatte di ritmi respiratori, ignee visualizzazioni, parole forza, figure geometriche, insomma tutta una serie di tecniche il cui senso era unico: quello di concentrare con tutte le forze fisiche, emotive e spirituali l'attenzione del meditante sull'ente numerico preso in considerazione. Ciò che è importante da capire è il presupposto teologico di questa forma di ascesi: nell'idea di queste correnti il Numero è un Ente vero e proprio cioè un qualcosa, come se fosse un individuo, che esiste in un mondo incorporeo fatto di qualità assolute, libere da ogni vincolo che si trovano ad uno stato puro. La proiezione di questo mondo è il mondo della realtà naturale in cui queste qualità si trovano nello svolgersi dello spazio e del tempo. Grazie al potere dei numeri l'individuo può uscire dai vincoli materiali ed entrare in contatto con queste forze pure, immedesimarsi in esse e fissarsi in esse liberandosi. Quindi ogni numero corrisponde ad una forza, ad una intelligenza, una qualità, una dottrina e anche un'esperienza. Cioè concentrandosi su una qualità su un aspetto del un numero l'asceta arrivava a percepire e a realizzare quell'aspetto, vedremo poi la cosa più nel dettaglio successivamente. A questo punto vi ho raccolto le qualità relative ai singoli numeri secondo varie tradizioni (anche se principalmente mi sono attenuto ai frammenti pitagorici e alle descrizioni che da pseudo-Giamblico in Teologia dell'Aritmetica). Ora vedete che in queste immagini vi ho riunito vari simboli che sono tutti correlati gli uni con gli altri. C'è il numero, scritto in cifre arabe in alto a sinistra, il numero scritto in cifre ebraiche (o lettere ebraiche) in basso a destra e poi c'è una visualizzazione geometrica dello stesso numero con un simbolo classico. Bisogna infatti dire che noi al giorno d'oggi quando parliamo di numeri pensiamo ai numeri scritti in cifre ordinarie e non certo a delle figure geometriche, ma nell'antichità invece le cose non erano esattamente così: non solo non vi era