Meditazione e Stati di Coscienza: Tecniche di Concentrazione
In una lingua, tutto questo va cancellato, il passato, il futuro. Allora faccio meditazione e poi dopo parlo. No, per il momento in cui c'è, ti immagini in un contesto storico e sociale, per il momento in cui fai l'esercizio, tutto questo deve sparire. Come io faccio questo esercizio, non c'è più il mondo, finisce lì, capito? Finito, si è disgregato, si è punto, fine. Allora quello è un approccio buono. Che cosa si fa in questo caso? Ci sono le domande nel frattempo, intanto le cancello. Che cosa si fa in questo caso? Bisogna... almeno uno non ci si riesce a concentrarsi. Sì, sì, sì, ci si riesce, ci si riesce. Il punto è, bisogna... è come tutte le cose. Se uno va... uno dei problemi principali all'inizio - io mi ricordo nel mio caso - per me è stato questo: se io vado a fare ginnastica, mi metto, faccio ginnastica per qualche mese, e poi dimagrisco, mi crescono i muscoli, non lo so, insomma, divento più bravo a determinate cose. Nella meditazione uno non ha, diciamo, spesso non ha quella capacità di introspezione, perché è quello che dicevo prima: questi sensi interiori ci sono tutti, solo che uno non li ha educati, non li ha educati. Per cui uno sa che oggi sono più... all'inizio non vede la causa e l'effetto. "Oggi sono più concentrato", "ho pensato di più", "ho pensato di meno", c'è stato... no, è come un tuttuno. E anche quando poi riesce a fare la meditazione, non ha, diciamo, non si è abituato a stabilire un ponte fra i diversi stati di coscienza. Allora, una tecnica utilissima è quella di scrivere un diario delle meditazioni. Anche se uno non lo scrive, lo registra, fa quello che vuole, ma semplicemente in cui lui si concentra e dice: "Ho fatto questo, questo e quest'altro". Se non l'ha fatto, non l'ha scritto: "Non ho fatto nulla", okay, non c'è nulla. Però, prima di arrivare al nulla, ce ne basta: "Ho pensato", "sono venuti..." Così facendo, praticamente, stabilisce un ponte tra uno stato di coscienza e un altro. Perché, cosa succede? Facciamo questo disegno. Cos'è la coscienza? La coscienza è la relazione tra l'Io e la Psiche. L'Io è l'Io, siamo noi. La coscienza è un tubo, come se fosse un periscopio, che si relaziona con il mondo esterno, che generalmente è la Psiche universale. Quindi la coscienza è questa relazione che l'Io ha con tutto il resto. E noi, in questo stato, attualmente, abbiamo una coscienza di veglia, che è una coscienza di veglia. Questo stato attuale è uno stato del corpo fisico. La coscienza è solo del corpo fisico, praticamente, poco a poco anche degli aspetti mentali, emotivi, ma principalmente del corpo fisico, che ci serve per relazionarci. Ed è uno stato di coscienza più o meno oggettivo - non veramente oggettivo, ma più o meno. Se io faccio qualche cosa, anche l'altro mi ha visto, e possiamo accordarci su una vita, diciamo, qualcosa che è successo. Uno stato più o meno oggettivo. Io, questo stato di coscienza, può andare, ad esempio... c'è il rilassamento. Se io abbasso questo stato di coscienza, c'è un aspetto di rilassamento, di sonno, questi stati ipnotici, ad esempio, dove questo aspetto oggettivo è un po' più lasco. Ad esempio, c'è quello che ti fa bere un bicchiere d'acqua e ti sembra un vino buonissimo - quello si può anche ubriacare, perché è uno stato in cui la realtà è un po' più plastica, non è così oggettivo. Va in una direzione un po' soggettiva. Poi ci sono stati di sogno, ed è uno stato di coscienza diverso dallo stato di soggettività, uno stato di coscienza soggettivo. Tutti questi stati... poi c'è il sonno senza sogni, uno stato ancora più profondo di sonno senza sogni. Tutti questi vanno nella direzione dell'incoscienza, cioè del sonno cosciente. Possono avere tutti delle utilità. Io non metto... ad esempio, se io voglio stabilire un rapporto con l'anima del mondo, ad esempio, con la psiche, col mio subconsciente, voglio avere un sogno che mi comunichi, sono davanti a un bivio e posso chiedere un sogno, ad esempio, che mi venga comunicato qualcosa. Oppure posso... Allora, in questo caso cosa faccio? Io mi metto in uno stato orizzontale, la colonna vertebrale è orizzontale, e quindi questa posizione mi favorisce un contatto con l'aspetto più profondo, psichico, del collettivo più che individuale. Allora io devo, in un qualche modo... non è che ottengo degli stati di supercoscienza, ottengo degli stati di subcoscienza, in cui, se, diciamo, devo aprire questa coscienza, rilassarla, mettiamo così. Questa non è nella direzione dove vogliamo andare noi. Cioè, in linea generale, sono cose utili volendo, però non è la direzione dove vogliamo andare noi, vogliamo andare in quest'altra direzione di concentrazione. In cui, cioè, nella direzione sopra, siamo nella supercoscienza. Supercoscienza vuol dire che lo stato di veglia dove noi siamo è uno stato addormentato rispetto a quest'altro stato. E questo, intanto, di concentrazione è già qualcosa, è già un minimo, perché io sono tutto concentrato su un argomento. Allora, diciamo, non ho più quella vaghezza della coscienza che è un po' ovattata, che è nello stato attuale, ma invece è tutta focalizzata su un assunto, su un argomento, su un'idea che io voglio perforare. Allora io, se riesco a mantenere la concentrazione per almeno 12 secondi, che è un minimo, allora si può dire che l'attenzione, senza nessuna deviazione, senza distrazione, l'attenzione è concentrata. Allora, quando io mi concentro, cosa succede? Si possono fare degli esercizi. Qui si comincia ad entrare in un argomento interessante, perché posso concentrarmi su un oggetto fisico fuori di me, tipo un cerchio...