Pratiche Esoteriche Rinascimentali: La Qabbalah di Tritemio e la Medianità Spirituale

cristiana, della natura degli spiriti buoni e malvagi, dei segreti della natura e di molte cose ancora, che non sono diffuse nelle scuole degli uomini del nostro tempo. Questo Libanius, uomo dottissimo in tutto, vedendo le mie disposizioni di spirito, e rallegrandosi del mio instancabile amore per lo studio mi diceva: Ho cercato e ho trovato che è cosa degna studiare quello che con grande fatica abbiamo potuto capire degli insegnamenti di Pelagio e poi del Conte Pico della Mirandola e di molti altri. Questo punto è importante perchè fa riferimento anche al Conte Pico della Mirandola e fa capire come questo Libanius Gallus, che sembra -forse- essere stato Ferdinando da Cordoba gli abbia svelato notevoli segreti. Tuttavia questo non è che parte della storia... L'altra parte della storia vale la pena raccontarla perchè ci spiega un altro aspetto della dottrina di Tritemio e dell'uso particolare che aveva fatto della Qabbalah. Abbiamo visto che l'Agrippa parla di uno stato particolare in cui la coscienza si allenta dal corpo e allora lo spirito divino può parlare liberamente e spiegare molte cose all'individuo che non sarebbe possibile altrimenti. Tritemio in una lettera spiega che per lui le cose sono andate proprio così. Tritemio aveva delle doti medianiche che riesce a disciplinare grazie all'uso della Qabbalah. Se tu vuoi sapere dove ho tratto queste cose che nessuno conosce, ascolta: non le ho sapute da un uomo né per mezzo di un uomo, ma per la rivelazione di non so dire chi. Poiché in quest'anno (1499) avevo cominciato a riflettere su questi problemi, e dopo avervi molto meditato, quasi disperavo a giungere a questa cosa impossibile, mi misi a letto deridendomi per la fatalità di volere l'impossibile. Durante la notte, qualcuno si avvicinò a me e mi disse: Non vi sono vani pensieri, Tritemio, sebbene ti siano impossibili... Io risposi: Se la cosa è possibile, insegnami con ordine e mostrami come ottenere quello che avevo per tanto tempo cercato invano. Lo dico davanti a Dio e dico la verità. Gaspar Schott, Schola Stenographica, 1665. Una delle caratteristiche fondamentali dell'approccio di Tritemio è proprio quello di aver saputo utilizzare per fini spirituali le sue doti medianiche e di averle disciplinate grazie all'uso della qabbalah e di alcune tecniche particolari. In pratica Tritemio ha sviluppato una serie di metodi particolari per richiamare solo una certa tipologia spiriti e quindi staccarsi dallo spiritismo ordinario per focalizzarsi su uno spiritismo di carattere ultrafanico. I metodi da lui usati per questo sono assai vari: uno tra i più famosi -perchè ci è arrivato uno scritto suo e perchè poi fu usato da molti e ha colpito l'immaginario collettivo- fu quello del procurarsi delle visioni fissando delle superfici lucide siano essi degli specchi magici in ossidiana nera o cristalli appositamente trattati per vedere degli spiriti. Questo metodo fu usato abbondantemente dai discepoli di Tritemio. Ad esempio l'Agrippa ne accenna nella Filosofia Occulta, oppure Paracelso ne testimonia l'uso chiamandola ars beryllistica quando dice: VISIONI. Questo genere vede in cristalli, specchi, superfici lucide, e simili, cose che sono nascoste, segrete, presenti o future, che sono presenti come se apparissero in forma fisica. Paracelso in Szonyi Gyorgy, Gli Angeli di John Dee, 2004. Oppure il vero discepolo spirituale dell'Abate Tritemio: John Dee, che dopo vedremo e che praticò la visione in uno specchio di ossidiana lucida per tutta la vita senza mai abbandonarlo. Dall'Abate Tritemio ci è arrivata una descrizione delle istruzioni suggerite per procedere nella visione degli spiriti tramite cristalli. L'idea era quella di prendere un cristallo, coprirlo per metà con una foglia d'oro e quindi renderlo una superficie riflettente poi fissarlo ininterrottamente finchè non subentrava uno stato medianico, nel qual caso poteva comparire all'operatore una visione affine al tema o allo spirito con il quale voleva entrare in contatto. Il disegno di lettere e nomi divini, profumi, figure geometriche, servivano solo per aiutare l'Abate a stabilire questo contatto psichico con una certa tipologia di spiriti e intelligenze a carattere spirituale evitandone altre invece meno carine. Per cui c'era la scelta dell'orientamento secondo la rosa dei venti, l'uso di nomi angelici o divini e via discorrendo... John Dee: Colui che più di altri mise in atto questa pratica di medianità disciplinata dalla Qabbalah fu John Dee un matematico della seconda metà del XVI secolo. Ormai l'abate Tritemio era morto da una cinquantina di anni quando John Dee, per cui i due non si sono mai conosciuti, tuttavia John Dee aveva sentito parlare degli scritti di Tritemio e stava disperatamente cercando la Steganografia, cioè quel libro criptato dove Tritemio avrebbe condensato proprio queste tecniche. Ora bisogna specificare che all'epoca la Steganografia non era affatto stato pubblicato. Infatti quando nel 1499 la lettera dell'Abate Tritemio a Bostius viene intercettata e pubblicata, l'Abate dichiara che aveva pronto un trattato in 4 libri di 100 capitoli distinti. Dopo che la lettera viene intercettata e che lui viene accusato di Magia, allora l'abate non pubblica il trattato originario e lo smembra pubblicando la Poligrafia nel 1508 assieme al De Septem Secundis e poi mantenendo la Steganografia in versione privata fino al 1606. Dopo aver cercato in lungo e in largo ecco finalmente che nel 1563, durante un viaggio in Germania, John Dee trova il manoscritto e scrive a Sir William Cecil: E per una prova più evidente dei miei sforzi e dei miei scopi, potrebbe farti piacere sapere che ho acquistato un libro, per il quale un migliaio di corone erano già state offerte e nonostante questo non era stato ottenuto. Un libro per il quale molti uomini istruiti hanno a lungo cercato e a tutt'ora cercano: la cui utilità è maggiore della fama che si è fino ad oggi conquistato; il nome non vi è sconosciuto. Il titolo è Steganografia di Giovanni Tritemio e di esso è fatta menzione in entrambe le edizioni della Poligrafia e