Paracelso e l'Astrologia Rinascimentale: I Quattro Pilastri e la Predizione del Diluvio del 1524
su quattro colonne fondamentali: • la filosofia: come conoscenza della natura invisibile delle cose; • l'astrologia: o determinazione degli astri sull'influenza del corpo; • l'alchimia (chimica): che prepara medicine capaci di restaurare l'equilibrio turbato dalla malattia; • l'etica: o virtù del medico; Paracelso è uno degli esempi più lampanti della rivoluzione astrosofica lanciata da Pico e Ficino. Pur dedicando gran parte dei suoi scritti a corrispondenze e nozioni di carattere profondamente ed intrinsecamente astrologico, Paracelso rifiuta in toto l'astrologia giudiziaria. È un vecchio detto che "Il Sapiente domina le stelle" e io credo in questo detto. Le stelle non ci forzano in nulla che non vogliamo accogliere; esse non ci inclinano in nulla che non desideriamo [...] Qualsiasi cosa le stelle possano fare noi possiamo farlo da noi poiché la Sapienza che otteniamo da Dio sorpassa in potenza i cieli e regna sopra le stelle. In che modo: il Sapiente domina le stelle? Non certo negando l'influenza del cielo o opponendosi in modo sterile bensì condensando nel momento opportuno un'influenza celeste che poi un giorno riesplicherà nel momento opportuno. I talismani e i pentacoli sono quindi visti come dei condensatori di influenze astrali. È certo che i sigilli dei pianeti se sono confezionati e portati nell'ora e nel tempo debito, hanno insite grandi virtù. Nessuno infatti potrebbe negare il gran potere degli astri superiori e delle influenze celesti sulle cose caduche e mortali. Che se gli astri superiori e i pianeti possono moderare dirigere e obbligare a loro piacere l'uomo animale, sebbene fatto ad immagine di Dio e dotato di vita e di ragione, tanto più potranno reggere le cose minori, quali i metalli le pietre e le immagini, nelle quali si imprimono o che occupano con ogni loro virtù efficacia e forza secondo le loro proprietà, quasi che penetrassero in esse con ogni loro sostanza, nel modo stesso con cui occupano il firmamento. Agrippa sigilli sono comunque usati per ottenere degli effetti e delle reazioni carattere indicativamente materiale, ad esempio: Quindi nel giorno di Giove quando la Luna entra nel $1°$ grado della Bilancia e il pianeta Giove sia in buon aspetto, apri i punzoni e conia il sigillo che custodirai avvolto nella seta turchina. Questo sigillo, se portato, concilia la benevolenza, l'affetto e il favore di tutti, prolungherà la vita di chi lo porta, assicurerà la riuscita dei suoi affari e terrà lontani da lui tutti i timori e le preoccupazioni. Paracelso non tratta nei suoi insegnamenti di aspetti tipicamente spirituali. Ben diversa sarà la situazione dell'Agrippa il quale unirà questa magia naturale alla Qabbalah e userà questi sigilli non solo per condensare gli influssi astrali dei pianeti, ma con lo scopo di stabilire una risonanza e contattare le intelligenze stesse che presiedono ai pianeti, quindi con scopi di carattere tipicamente spirituale. Tramite l'intenzione fissa, la concentrazione della mente, la fede, l'immaginazione la mente umana dunque convibra con l'influenza celeste a tal punto da omologarsi e conformarsi ad esso e riempirà la propria anima della sua virtù ottenendone una trasmutazione: chi voglia attrarre l'influenza del solare, deve contemplare il Sole non solo attraverso la luce esteriore, ma anche attraverso quella interiore e nessuno può far ciò senza risalire allo spirito stesso del Sole e senza divenirgli somigliante e senza comprendere e percepire con l'occhio dell'intendimento la sua luce intelligibile come con l'occhio corporale se ne percepisce la luce sensibile. Questo così sarà riempito dallo splendore di quello e riceverà in sé la luce che è l'ipotiposi comunicata dalla sfera superiore e, rivestito da esso, divenuto simile ad esso veramente otterrà, a suo piacere, la stessa sovrana chiarezza e l'ausilio delle forme che partecipano dell'astro. Attinta poi la luce del grado sovrano, l'anima allora si avvicinerà alla perfezione e diverrà simile agli spiriti solari e attingerà alle sorgenti stesse della virtù soprannaturale e ne adopererà a suo grado la potenza, se pure il primo autore lo vorrà. Il Crollo dell'Astrologia Giudiziaria - Il Diluvio del 1524 Prima dell'avvento del primo barometro di Torricelli e l'istituzione della prima rete di rilevazione meteorologica ad opera di Ferdinando II dei Medici, la previsione del tempo era ricavata da varie forme di divinazione fra le quali primeggiava l'astrologia. La relazione fra cambiamenti climatici e cicli planetari era dunque assai studiata all'epoca e costituiva un intero settore di indagine. A questo ambito, in un certo qual modo, può ascriversi l'episodio relativo al diluvio universale previsto da Johannes Stoffler nel $1499$ per il $1524$. Questi fu autore di alcune effemeridi commentate che spaziavano in un intervallo di tempo dal $1499$ al $1551$ e che per il $1524$ predicevano: [Nell'anno $1524$] non avremo eclissi solari né lunari. Ma nel corso dell'anno si verificheranno alcune straordinarie configurazioni planetarie. Infatti nel mese di febbraio ci saranno venti congiunzioni, piccole, medie e grandi. Sedici di esse saranno in un segno d'acqua. Esse annunceranno cambiamenti e modificazioni e alterazioni nel mondo intero, in tutte le regioni, i regni, le province, gli stati, i ceti, per tutti gli animali terrestri e marini, e tutte le creature della Terra - cambiamenti come non ne abbiamo mai visti in tutti i secoli precedenti, come non hanno mai parlato né libri degli storici né i nostri antenati. L'allarme si diffuse così tanto in Europa che fra il $1501$ e il $1530$ furono stampate circa diecimila edizioni diverse di fogli volanti con tirature che arrivavano in genere a mille copie per un totale di circa $10$ milioni di fogli volanti per una popolazione di $12$ milioni di abitanti. Cardano racconta di questa follia in uno dei suoi aforismi astrologici [Stoffler] Pensando che le stelle minacciassero un diluvio in un periodo in cui il tempo era del tutto sereno, annunciò ai mortali una grande calamità. Molti fuggirono sulle montagne. Io, però, che avevo vent'anni predissi al nostro sovrano, Francesco Sforza, che non vi era