Trasformazione Alchemica: Dal Drago Nero alla Pietra Filosofale
che deve diventare il nuovo". "quando lo spirito tenebroso fetido respinto, tanto che non resta più l'odore, né il colore scuro, allora il corpo si fa luminoso, l'anima si rallegra con lei lo spirito" Comario. Quando gli alchimisti parlano di squame di questo drago nero, dicono che fanno riferimento al fatto che questo drago è come coperto da uno strato nero di impurità grossolane, dure, lebbrose che devono essere liberate, perchè formano come un ostacolo per l'Alchimista in quanto, essendo pesanti, gli impediscono di accedere ai piani spirituali più elevati e sottili e gli oscurano la visione della chiara luce spirituale. Se la visione di questo ente e il suo processo di trasmutazione sono trattati, fuori dai simboli alchemici e con una corretta interpretazione a carattere cristico, nel 10° Quaderno di Archeosofia, il modo in cui operare questo cambiamento interiore nella propria anima e farla passare da uno stato egocentrico ad uno stato teocentrico è invece descritto nell'11° Quaderno di Archeosofia che tratta dell'Ascesi mistica e della meditazione sul cuore. A questo punto l'Alchimista ha raggiunto un certo grado di scioglimento, egli ora a mezzo del fuoco deve portare a termine la putrefazione con una serie di operazioni che spesso sono simbolizzate con la distruzione dell'oro. E' una cosa lunga e difficile tanto che gli Alchimisti spesso dicono che "è più difficile distruggere l'Oro che fabbricarlo". Fanno intendere però che questa distruzione è necessaria: "Chi non conosce la distruzione dei metalli (sciogliere i nodi della coscienza), necessariamente non ne conosce la costruzione secondo natura" Il libro segreto di Artefio. In questa immagine il processo è simbolizzato da un lupo (che lascia intendere un solvente vorace) che mangia un Re, simbolo dell'Oro, altre volte lo stesso simbolo è considerato come una delle possibili varianti del Leone Verde che mangia un sole oppure un Leone rosso, oppure di una qualsiasi cosa di colore verde (che rappresenterebbe in questa accezione il solvente) che divora o distrugge una qualsiasi cosa di colore rosso o oro. Nella prima chiave Basilio Valentino specifica: "Getta a questo Lupo il corpo del Re perchè ne riceva nutrimento (dissolvere il nucleo della coscienza per mezzo di questo potente solvente). Quando avrà divorato il Re, fai un grande fuoco e gettavi il Lupo per consumarlo interamente e allora il Re sarà liberato. Quando questo sarà fatto tre volte (in relazione ai tre principali nodi della coscienza), allora il Leone avrà trionfato del Lupo e questi non troverà più nulla da mangiare in quello. Così il nostro corpo è buono per l'Opera". Con queste operazioni ben condotte si porta la materia alla perfetta soluzione filosofica e alla perfetta putrefazione. Abbiamo raggiunto il "nero più nero del nero" segno del corretto svolgimento delle operazioni. "Chi non vede questo colore nero all'inizio delle sue operazioni sbaglia completamente il magistero, qualunque colore egli veda" Flamel. Gli alchimisti dicono di rallegrarsi alla visione di questo nero perchè –essi dicono - l'alba è vicina. L'alchimista, infatti dopo queste operazioni, si è liberato guadagnato un'autonomia dalla materia e può cominciare il lavoro per costruire la pietra filosofale con la prima operazione che viene indicata con il nome di sublimazione, o aquile di Filalete, o colombe di Diana, o lavaggio del Lattone. In realtà anche le operazioni precedenti vengono a volte intese come sublimazioni: "Sappiate che tutte le operazioni chiamate putrefazione, soluzione, coagulazione, abluzione e fissazione, consistono nella sola sublimazione" Arnaldo da Villanova. La differenza fra queste prime sublimazioni e le successive sembra però essere il risultato: nelle prime l'alchimista rimane al colore nero e non riesce così a vedere la luce, mentre nelle seconde l'alchimista riesce ad elevarsi fino al bianco. Cerchiamo di capire meglio il senso di queste sublimazioni che talvolta passano anche sotto il nome di "produzione dell'Argento" o anche "voli di Aquile". L'idea sembra essere molto semplice: nell'immagine, sopra riportata, ci sono delle colombe che si alzano in cielo portando delle ampolle e altre colombe che scendono a terra riportano nuove ampolle. Le colombe o le aquile che volano rappresenterebbero secondo alcuni interpreti lo spirito che, avendo liberato lo spirito fetido dalle sue scorze lebbrose che si costituivano come ostacolo attaccandosi ad esso, è pronto a liberarsi nei mondi più eterei. "Lo spirito, pronto a liberarsi non appena gli vengono forniti i mezzi, non può, tuttavia abbandonare completamente il corpo, ma si riveste con un abito più consono alla sua natura, più obbediente alla sua volontà, e fatto con le particelle nette e purificate che può raccogliere attorno a sè, per servirsene come nuovo veicolo [...] Allora esso assume, coagulandosi, un colore bianco accecante e la sua separazione dalla massa è resa più facile" Fulcanelli, le Dimore Filosofali. Sembra quindi di capire dalle allusioni di questi alchimisti che le parti più pure e già purificate di questo ente di cui si è precedentemente parlato possano come elevarsi con lo spirito costituendo con esso un primo e parziale corpo e che una volta riprecipitate costituiscano un fermento rigenerante per le altre lasciate indietro. Si può trovare un'analogia fra questi processi e le congiunzioni atte a costituire il rebis che –in una delle sue varie accezioni - si può anche intendere come l'unione del corpo con lo spirito (quando i due diventano una sola cosa). Questo processo è dettagliatamente descritto da Filalete ne "Esperimenti sulla preparazione del Mercurio dei Saggi" in cui sostiene che bisogna far volare sette o nove aquile per ottenere lo splendore caratteristico del sole, ma altri dicono che quanto più sono numerose le reiterazioni, tanto più il corpo viene torturato quindi scisso e spezzato e tanto più la quintessenza presente in questo corpo aumenta in purezza e in attività. A volte gli alchimisti alludono a questo processo quando parlano del sale metallico, che si estrae dalla