Alchimia come Via allo Spirito

ALCHIMIA COME VIA ALLO SPIRITO
Daniele Corradetti
8 Luglio 2010

1. KHUNRATH H.: AMPHITEATRUM SAPIENTIÆ AETERNÆ (Alchimia)

Medico e alchimista, HEINRICH KHUNRATH è una figura di spicco spesso associata al mondo dei Rosacroce. Della vita di Khunrath si conosce molto poco, sappiamo della tesi in medicina all'Università di Basilea (1588) e di un suo incontro con John Dee un anno più tardi. John Dee fu probabilmente un suo mentore e ispiratore negli studi ermetici dati i ringraziamenti che Khurath gli riserverà nei lavori successivi.

Fra tutti i suoi lavori, di cui molti per altro autografi e ancora inesplorati, il più famoso è l'AMPHITHEATRUM SAPIENTIAE AETERNAE SOLIUS VERAE, uno scritto dal singolare carattere ermetico-cabalistico-cristiano uscito per la prima volta nel 1595. Le sue tavole disegnate da Jan Vredeman de Vries e incise da Paul van der Doort sono dei punti di riferimento dell'arte Alchemica, tenute in altissima considerazione dai primi Rosacroce e successivamente riscoperte dall'occhio attento di Elifas Levi, e successivamente commentate e approfondite da molti esponenti di spicco dell'esoterismo francese della fine del XIX secolo.

In questo articolo preferiamo evitare ogni commento e limitarci ad evidenziare le incisioni e le scritte del disegno lasciando al lettore ogni riflessione. Un motto che Khunrath spesso usava nei suoi scritti era: «A che servono torce, luci e spettacoli a coloro che non vedono?»

L'immagine che riportiamo da AMPHITHEATRUM SAPIENTIAE AETERNAE di Heinrich Khunrath è una delle più note e rappresentative immagini ermetiche e viene costantemente presa ad esempio quale esemplificazione di un perfetto laboratorio alchemico.

Il laboratorio alchemico raffigurato da Khunrath è diviso principalmente in due parti: a destra abbiamo il laboratorio dove compiere gli esperimenti di trasmutazione chimica, mentre a sinistra si trova l'oratorio dove compiere gli esperimenti di trasmutazione spirituale. Questa divisione binaria della stanza rispecchia il motto alchemico ORA ET LABORA ovvero «prega e lavora», ma che potrebbe più sottilmente intendersi con la frase «prega lavorando».

Pregare lavorando vuol dire operare fisicamente e spiritualmente in contemporanea per ottenere un completo accordo fra alto e basso in virtù della scienza della simbolurgia per ottenere una trasmutazione spirituale.

Sul soffitto lungo la trave che unisce le due parti del laboratorio si trova l'iscrizione «SINE AFFLATU DIVINO, NEMO UNQUAM VIR MAGNUS» ovvero «Senza ispirazione divina nessun uomo è grande» mentre al centro della stanza si trova un tavolo da lavoro su cui sono poggiati vari simboli delle arti liberali fra le quali spicca in primo piano quelli della musica.

Alla musica è dedicata l'iscrizione: «MUSICA SANCTA tristitia spirituumque malignorum fuga: quia spiritus YHVH libenter psallit in corde gaudio pio perfuso» ovvero «la Musica Sacra mette in fuga tristezza e spiriti maligni: perché lo spirito di YHVH volentieri canta nel cuore santo ripieno di gioia».

È interessante notare il ruolo di primo piano che Khunrath riserva alla Musica Sacra rispetto ad ogni altra arte quasi che costituisca un elemento imprescindibile per le operazioni di trasmutazione dell'anima umana.

Oratorio
L'Oratorio è il luogo in cui l'alchimista prega e compie gli esercizi per la trasmutazione spirituale. In questo caso è composto da una tenda sulla cui cima è scritto «ORATORVM / FELIX CUI YHVH A CONSILIS» ovvero «Oratorio/ Felice colui che ha YHVH come Consigliere».

Sotto sempre sulla tenda compaiono le lettere ebraiche che compongono la scritta HCMH-EL ovvero «SAPIENZA DI DIO». Questo riferimento potrebbe indicare il nome dell'Angelo verso cui è diretta l'invocazione dell'alchimista. La Sapienza di Dio infatti pur essendo Sapienza Essenziale e Increata è anche Sapienza Creata e fu identificata ad un angelo Hocmhiel ovvero «Dio mi rende saggio».

Al lato della lampada all'interno dell'oratorio si legge «NE LOQUARIS DE DEO ABSQ. LVMINE» ovvero «Non parlare di Dio senza Luce», frase particolarmente interessante dato che tradizionalmente la luce della lampada è associata alla luce della Sapienza.

Viceversa sulla tenda al lato si legge la scritta «HOC HOC AGENTIBUS NOBIS, ADERIT IPSE DEUS» cioè «Quando agiamo sarà con noi Dio stesso». Questa frase costituisce un richiamo alla presenza divina vero e unico ingrediente capace di compiere ogni trasmutazione spirituale.

Sul tavolo dell'Oratorio invece si trovano due libri, uno con dei pentacoli e l'altro con il verso 19 del salmo 145 «[il Signore] Appaga il desiderio di quelli che lo temono, ascolta il loro grido e li salva».

Infine sotto il tavolo accanto a un teschio e a una clessidra che segna l'inesorabile scorrere del tempo appare la scritta «DISCE BENE MORI» ovvero «impara a morire bene». Tale suggerimento si riallaccia all'iscrizione sul frontone del laboratorio che dice «DORMIENS VIGILA» ovvero «veglia dormendo».

Queste due frasi sono un accenno agli antichi misteri, ai misteri della morte e alla capacità di mantenere la coscienza di veglia sia nel sonno profondo o piccola morte, sia al momento del finale distacco dell'anima dal corpo. L'alchimista deve essere capace di fissare la propria mente sulla «chiara luce increata» che compare al momento della morte, ma per fare questo deve imparare a riconoscere questa luce e a compenetrarsi ad essa da cui la frase alchemica «DISCE BENE MORI».

Laboratorio
Il laboratorio alchemico invece si poggia su due colonne su cui sono incise le parole RATIO ed EXPERIENTIA ovvero «ragione» ed «esperienza» quali due colonne su cui fondare ogni azione pratica. Sopra di esse si trova la scritta «SAPIENTER RETENTATUM, SUCCEDET ALIQUANDO» ovvero «ciò che è sapientemente tentato a volte accade».

Sopra tale scritta si trovano infine i contenitori di varie sostanze alchemiche fra le quali si legge:
Hyle: che è la materia primordiale
Ros CELI: cioè la rugiada del cielo
Oro