La Grande Opera: Trasformazione Alchemica e Risurrezione Spirituale
lebbrose che si costituivano come ostacolo attaccandosi ad esso, è pronto a liberarsi nei mondi più eterei. Lo spirito, pronto a liberarsi non appena gli vengono forniti i mezzi, non può, tuttavia abbandonare completamente il corpo, ma si riveste con un abito più consono alla sua natura, più obbediente alla sua volontà, e fatto con le particelle nette e purificate che può raccogliere attorno a sé, per servirsene come nuovo veicolo [...] Allora esso assume, coagulandosi, un colore bianco accecante e la sua separazione dalla massa è resa più facile. Fulcanelli, le Dimore Filosofali.
I 7 PIANETI LE 7 VIRTÙ
Il lavoro dell'Alchimista a questo punto è quello di strutturare e modellare il proprio piccolo Guardiano su un modello Archetipico Cristico. I centri di coscienza dell'Alchimista devono dunque essere accordati con le virtù del Cristo espresse dalle Gerarchie Angeliche e in risonanza con gli Enti di Luce corrispondenti ai pianeti e alle loro Virtù. L'Alchimista qui deve procedere risalendo di cielo in cielo assimilando le virtù corrispondenti alle gerarchie angeliche e strutturando la propria coscienza e di rimando il riflesso della propria coscienza sul modello perfetto del Cristo.
Quando lo spirito tenebroso fetido è respinto [l'ente di cui abbiamo parlato precedentemente], tanto che non ne resta più l'odore [persino le caratteristiche rimangono le stesse: l'odore nauseabondo e tossico], né il colore scuro, allora il corpo si fa luminoso l'anima si rallegra e con loro lo spirito. Fugata l'ombra del corpo [termine usato anche successivamente per indicare sempre quest'ente ancora ad uno stato grezzo e lebbroso], l'anima chiama questo corpo divenuto luminoso [questo stesso corpo che ha subito una trasformazione] e gli dice: "svegliati dal profondo dell'Ade elevati dalle tenebre; svegliati prorompendo dalle tenebre. Infatti tu hai assunto lo Stato spirituale divino: la voce della risurrezione ha parlato; il farmaco di vita è penetrato in te". Comario.
oppure vedrai la pietra filosofale, il nostro re, innalzato sopra i dominatori del mondo uscire dal suo sepolcro vitreo, alzarsi dal suo letto e venire sulla scena del mondo nel suo corpo glorificato, cioè rigenerato e più che perfetto; continuo, diafano come il cristallo, compatto, pesantissimo, facilmente fusibile al fuoco, come la resina, fluido come la cera è più dell'argento vivo, ma senza mettere nessun fumo, trapassante penetrante corpi solidi contatti, come l'olio penetra la carta. Khunrath.
In questa fase "I filosofi consigliano anche di stracciare i libri che sono diventati ormai inutili" Pernety
Parte III
OPERA AL ROSSO O VIA DELLA RISURREZIONE
MORTE INIZIATICA E RISURREZIONE
Gli scrittori sono tutti concordi nel dire che anche a questo punto l'opera non è finita, tuttavia non tutti sono concordi nei procedimenti da usare, alcuni addirittura non tracciano nemmeno una linea di demarcazione netta fra opera al Bianco ed opera al Rosso dicendo che esse continuano a rincorrersi l'un l'altra finché anche la Pietra non è perfettamente compiuta. Altri dicono che le due opere sono in stretta analogia fra di loro e che la differenza fra Opera al Bianco e Opera al Rosso sia solo nell'andare più a fondo nella materia utilizzando in operazioni simili alle precedenti quei residui o fecce che erano rimaste inerti nella produzione dell'Argento e che ora diventano fondamentali per la produzione dell'Oro filosofale dal Piombo antico.
L'uso in questa parte del processo di questi residui o fecce sembra alludere al "ricongiungimento, per virtù divina, della parte inferiore del composto umano con l'anima immortale" (T. Palamidessi, 10°Quaderno di Archeosofia) in quanto "la risurrezione è l'interna conciliazione della materia con lo spirito, col quale essa qui forma un solo essere, come la sua reale espressione, come il suo corpo spirituale" V. Solov'ev I Fondamenti spirituali della vita.
Altri dicono che quella congiunzione che in sede di opera al Bianco veniva mediata dall'Acqua ora può essere fatta direttamente senza mediatori, altri ancora sostengono che per continuare l'opera è necessario semplicemente continuare il regime ermetico fornendo sempre più Fuoco e che così facendo si passa al colore rosso, a quella che gli alchimisti hanno chiamato rinascita dal Fuoco il cui simbolo animale è rappresentato dalla salamandra oppure dalla fenice capace di risuscitare dalle proprie ceneri.
"Io non sono di alcuna epoca, né di alcun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza; e se immergendomi nel mio pensiero risalgo il corso delle età, se distendo il mio spirito verso un modo di esistenza lontano da quello che voi percepite, io divengo colui che desidero. [...] Io sono colui che è." Cagliostro, Testamento.