Le Tre Opere Alchemiche e la Materia Prima
con Dio prima della caduta, la rinascita dell'Uomo nel Cristo e del Cristo nell'Uomo ed infine l'entrata della coscienza dell'Uomo nella coscienza di Dio. "La Grande Opera è l'iniziazione del verbo umano alla potenza del Verbo di Dio" Elifas Levi
Per fare questo erano necessarie dunque due principali operazioni:
• Smaterializzare, purificarsi dalle incrostazioni dettate dalla caduta di modo da diventare ricettivi alla Grazia riportata dal Cristo
• per poter accedere alla trascendenza ed entrare in Dio è dunque necessaria la costituzione di un corpo spirituale adatto, capace di supportare l'Onniattività divina. Ad esempio: la mente qui sonnecchia, il corpo è stanco e non resiste nemmeno all'attività lucida di un Io Risvegliato, figurarsi di un Io Divino. Ecco dunque la necessità della costituzione di un corpo spirituale tanto agognato dagli Alchimisti.
LE TRE OPERE
Per ottenere questo risultato gli alchimisti dividevano il percorso dell'individuo in tre fasi fondamentali:
1. Opera al Nero o via del Risveglio dell'Io
2. Opera al Bianco o formazione dell'Ente di Luce e di Potenza
3. Opera al Rosso o via della Resurrezione
La prima era la più difficile e gran parte dei testi sono concentrati su questa opera.
OPERA AL NERO O VIA DEL RISVEGLIO
MATERIA DELL'OPERA
La materia dell'Opera, cioè la materia su cui operare è il fulcro di tutto. Gli Alchimisti per anni hanno sbagliato la materia dell'Opera e anche i più famosi hanno dichiarato dopo anni di tentativi che capire su cosa dovessero operare è stato il punto più delicato. Perché? Perché la materia dell'Opera compare solo in un certo stato di coscienza, non prima e dunque tutte le prime operazioni sono finalizzate al raggiungimento di questo stato e alla comparsa della materia dell'Opera. Quindi ci fa capire che ci serve una materia speciale, reperibile in uno stato di coscienza diverso da quello ordinario, che deve essere trovata dunque con qualche operazione.
5 VIE PER OTTENERE LA MATERIA PRIMA
L'immagine più emblematica è quella tratta da uno scritto di Basilio Valentino intitolato le dodici chiavi della filosofia, corredato da dodici figure la prima delle quali è quella che stiamo vedendo. L'oggetto simbolico della chiave è rappresentato da un re con la sua regina ed il modo per ottenerlo è rappresentato dalle due figure sotto di loro: un lupo in mezzo al fuoco e sopra un crogiuolo, e un anziano signore con la falce di Saturno e la gamba di Efesto.
In generale il re e la regina possono voler dire molte cose, ma gli interpreti di questa figura sostengono che in questo caso il re e la regina vogliono indicare due aspetti della materia dell'opera.
• Senza forzare troppo il significato delle due figure potremo dire che il re rappresenta l'alchimista in pieno possesso di tutte le sue facoltà. Egli ha infatti in mano uno scettro simbolo del potere e alle sue spalle appare un castello segno del luogo su cui egli esercita un dominio.
• La regina, invece, rappresenta il paziente, cioè la materia propria dell'opera che verrà lavorata dall'alchimista in tre fasi, come indicano le dita della mano sinistra del Re e passando per tre colori come indicano i fiori in mano della regina. Nell'altra mano la regina tiene una piuma di pavone rivolta verso il basso, simbolo dell'aspetto di splendore, di bellezza e di veglia perenne che ancora è potenziale (la piuma è rivolta verso il basso) e che si manifesterà non appena sarà completata l'opera.
Sotto la materia dell'opera, si vedono il lupo e saturno che i commentatori dicono indicanti due vie possibili per ottenere la materia dell'opera:
• il lupo che è il simbolo animale dell'antimonio rappresenterebbe la via secca cioè un metodo rapido quanto drastico e pericoloso utilizzato per scompaginare tutto il misto e quindi permettergli rapidamente di sciogliersi da ogni legame materiale, con il rischio, però, di aver utilizzato un metodo troppo violento che, se non dominato, potrebbe impedire alla coscienza di sussistere per la mancanza di un supporto.
• Saturno invece rappresenterebbe la via umida "per acqua", più lunga e più difficile, ma anche più sicura e senza i rischi della via secca.
Ambedue in ultima analisi servono ad ottenere lo stesso risultato: un discioglimento dei legami fra l'individuo e la materia. Per capire la distinzione fra queste due vie possiamo fare un esempio di via secca. Generalmente, proprio per la sua pericolosità, gli alchimisti sono specialmente silenziosi riguardo ai metodi di via secca, un esempio di tale via può però essere rappresentata dall'ascesi guerriera come fu concepita proprio in quel periodo dall'Ordine templare e da alcuni combattenti arabi.
I principii su cui si baserebbe tale via ascetica sono abbastanza semplici: nell'atto della guerra si disciolgono allo stato libero (e quindi si manifestano nella coscienza del combattente) le forze più telluriche e subconscie che generalmente sono sedimentate nell'uomo. Esse sono talmente forti ed aggressive che generalmente l'uomo perde la propria volontà e presenza di sé lasciandosi dominare da esse, il combattente perde il controllo, agisce istintivamente, va fuori di sé e a volte impazzisce.
L'Asceta invece, in uno slancio eroico, poneva queste forze telluriche generalmente subconscie, sotto il dominio dello spirito e lo spirito sotto il dominio di Cristo e così facendo attuava un dominio su quelle forze che avrebbe provocato quelle trasformazioni che ora invece andremo ad analizzare in sede di via umida.
La figura di Saturno ci introduce alla prima operazione dall'alchimista che spesso è chiamata "Separazione" o con altri nomi simili.
SEPARAZIONE ALCHEMICA
Per ritornare in questo stato originale in cui la coscienza era priva del corpo fisico, gli Alchimisti usavano delle tecniche di autoipnosi, letargia, tutte finalizzate all'ottenimento di uno stato di coscienza speciale chiamato sdoppiamento. Gli Alchimisti dicono che questo stato di sdoppiamento (in cui l'anima è separata dal corpo) non è facile da ottenere, bisogna sopire ogni bisogno del corpo mantenendosi in piena coscienza, cosa però estremamente difficile perché noi generalmente siamo svegli solo quando siamo pienamente coscienti del nostro corpo, altrimenti, quando alla coscienza manca...