Separazione Alchemica e Morte Mistica - L'Opera al Nero
materia. Per capire la distinzione fra queste due vie possiamo fare un esempio di via secca. Generalmente, proprio per la sua pericolosità, gli alchimisti sono specialmente silenziosi riguardo ai metodi di via secca, un esempio di tale via può però essere rappresentata dall'ascesi guerriera come fu concepita proprio in quel periodo dall'Ordine templare e da alcuni combattenti arabi. I principii su cui si baserebbe tale via ascetica sono abbastanza semplici: nell'atto della guerra si disciolgono allo stato libero (e quindi si manifestano nella coscienza del combattente) le forze più telluriche e subconscie che generalmente sono sedimentate nell'uomo. Esse sono talmente forti ed aggressive che generalmente l'uomo perde la propria volontà e presenza di sè lasciandosi dominare da esse, il combattente perde il controllo, agisce istintivamente, va fuori di sè e a volte impazzisce. L'Asceta invece, in uno slancio eroico, poneva queste forze telluriche generalmente subconscie, sotto il dominio dello spirito e lo spirito sotto il dominio di Cristo e così facendo attuava un dominio su quelle forze che avrebbe provocato quelle trasformazioni che ora invece andremo ad analizzare in sede di via umida. La figura di Saturno ci introduce alla prima operazione dall'alchimista che spesso è chiamata "Separazione" o con altri nomi simili. SEPARAZIONE ALCHEMICA E MORTE MISTICA - OPERA AL NERO Il concetto espresso dalla separazione è molto semplice: come abbiamo detto l'uomo è un misto composto come di una parte immortale (zolfo) che è discesa e si è legata alla materia (mercurio), come tale anche le sue facoltà di veglia sono legate alla materia. Se vogliamo ritornare in uno stato precedente a questa discesa nella materia è necessario dunque ottenere una purificazione, vincere gli attaccamenti tellurici e la brama della vita dettata dal corpo, dalle emozioni e dai pensieri. Dunque è necessario, per l'uomo che vuole ottenere questa purificazione dalla materia e da questi aspetti tellurici, entrare in uno stato di coscienza particolare, in cui sono sopite le pressioni del corpo, delle emozioni e dei pensieri, senza tuttavia che sia abolita la coscienza di sè. A volte per dire questo gli alchimisti parlano della necessità di passare allo stato fluidico, mercuriale che però non deve essere passivo, ma attivo, cosciente cioè sotto il dominio dello zolfo ben dosato in cui, in pratica, le facoltà di veglia sono presenti ma non in modo talmente forte da inibire lo stato fluidico. Questo procedimento ha un'analogia con la morte, per questo gli alchimisti l'avevano rappresentato con Saturno e la sua falce simbolo. Come nella morte il corpo non è più di ostacolo per l'anima, così gli alchimisti si mettevano in un sonno profondo, potremmo dire letargico, in cui il corpo dormiva ed i suoi bisogni erano sopiti cosicchè l'anima, che invece era sveglia e attiva, poteva occuparsi delle cose che gli erano più congeniali. Gli Alchimisti dicono che questo stato di sdoppiamento (in cui l'anima è separata dal corpo) non è facile da ottenere, bisogna sopire ogni bisogno del corpo mantenendosi in piena coscienza, cosa però estremamente difficile perchè noi generalmente siamo svegli solo quando siamo pienamente coscienti del nostro corpo, altrimenti, quando alla coscienza manca questo supporto, generalmente la facoltà di veglia viene inibita, la coscienza di sè si assottiglia e noi sognamo. Per entrare in questo stato dicono che bisogna procedere con calma, partendo dall'assoluta immobilità corporea, evitando quegli "scatti di vipera" interiori ed esteriori che avrebbero fatto riprecipitare lo sperimentatore subito in uno stato corporale di veglia ordinaria, cogliendoli prima e bloccandoli, adattandosi ad essi di modo da mantenere sempre un seppur minimo stato di presenza a sè da poi ampliare e fissare dopo il distacco. Ecco allora un'altra applicazione del motto "Solve e Coagula": solvere la coscienza, i legami che essa con il corpo fisico, tanto da permetterle di scivolare in un altro stato interiore –come può essere quello onirico- in cui il corpo non interviene e qui, quindi sfuggiti all'egemonia del corpo fisico, coagulare la coscienza stessa riprendendo la coscienza di veglia ma stavolta senza l'incaglio del corpo fisico. Proprio per la sua analogia con il processo della morte, questa operazione è stata dagli alchimisti oltre che separazione, sdoppiamento, dissoluzione, prima estrazione del mercurio dalla sua miniera, etc... anche mortificazione e a volte è stata rappresentata con il colore nero: "il colore nero ed oscuro esprime lo stato del corpo quando gli è stata tolta l'anima, al posto di questa dovrà irrompere il fumo bianco ( questo nuovo stato di coscienza fluidico ) che ne moltiplica le acque" Testamento di Morieno. Il termine finale di questa frase, cioè "ne moltiplica le acque", fa riferimento alla moltiplicazione degli stati onirici e delle visioni che non sono più mitigate dalla presenza del corpo, per cui l'alchimista in questo stato può essere tratto in inganno facilmente da immagini oniriche prodotte da lui stesso, come spesso capita a noi nello stato di sogno. Quindi l'alchimista per vincere queste illusioni deve fare esattamente ciò che ha fatto con il corpo fisico: cioè mettere a riposo, calmare e sopire ed, in un certo modo, staccarsi dalle sue emozioni e dai suoi stessi pensieri, mantenendosi però sempre sveglio, ma senza di essi. Così facendo egli stabilisce un dominio su quelli che vengono chiamati elementi nell'uomo: cioè la terra in riferimento al corpo fisico, l'acqua in riferimento alle emozioni, l'aria in riferimento ai pensieri. Quando gli alchimisti parlano di vincere gli elementi e di stabilire un dominio su di essi come primo significato fanno riferimento a questo procedimento e al dominio sugli elementi nell'uomo prima che a quelli fuori di lui non ancora individuati. Ecco quindi che si ha un processo di progressivo discioglimento che porterà l'Alchimista a "rincrudire" a ritirarsi in sè stesso sempre di più svincolandosi dai lacci della materia finchè l'Alchimista non si ritrova in sè stesso, con un certo grado di discioglimento dalla materia. Il termine "rincrudire" ha vari significati, generalmente esso è associato al simbolo della Fontana della Giovinezza.