Mosè e i Misteri Egiziani: Iniziazione e Rivelazione Monoteistica
era il Sole. Quindi in Egitto all'epoca esistevano questi misteri di Osiride e Mosè dice Manetone era un sacerdote dei Misteri di Osiride che si chiamava Osarsiph questo lo dice Flavio Giuseppe che ha letto un libro ormai perso di Manetone. Quindi a Mosé ci si riferisce come bambino, sia in riferimento a questa nascita miracolosa, cioè a questa iniziazione sia in riferimento anche a questo potere di queste energie costruttive della vita che permettono in qualche modo di dare impulso, una nascita e infatti rappresentano Mosè come giovane e Elia come vecchio come se fosse Mosè all'inizio della formazione di un popolo a cui ha dato l'impulso e Elia che rappresenta come la realizzazione di questo impulso, la piena maturità. Al momento della Trasfigurazione vedremo che abbiamo Mosè con il Cristo e Elia. Quindi abbiamo Mosè che di sicuro era un iniziato a misteri egiziani fino all'ultimo grado. Il faraone sembra che temendo che volesse prendere il posto del figlio, l'avesse relegato a un incarico più amministrativo, di ispettore delle varie province. Qui l'Esodo dice che abbia ucciso un egiziano per proteggere un ebreo… insomma non si sa esattamente nei dettagli. Comunque a un certo punto si allontana dal collegio sacerdotale e si ritrova ai piedi del Monte Oreb del Sinai dove c'era un centro di iniziazione tenuto da questo Jethro che era sacerdote di Madian. Madian era un centro di iniziazione facente riferimento ad Abramo, infatti nella Genesi si trova che Abramo generò Madian (Gen 25). Jethro, che probabilmente era il nome esoterico di Reuel, era un sacerdote nero di questo centro di iniziazione dove avevano confluito delle tradizioni sia dell'antica Atlantide sia della razza nera (nei Numeri 12 Maria e Aronne si lamentano con Mosè per aver sposato una etiope) sia addirittura di alcune tribù nomadi della Palestina. E sembra che lì Mosè passò le fasi dell'iniziazione di Jethro tanto che poi potè sposare la figlia di Jethro Sefora. Sefora rappresenta la Sapienza di Jethro, forse custodita anche in dei libri speciali a cui Mosè ebbe accesso. Mosè tra l'altro ha anche tutta la tradizione atlantidea perché ebbe accesso nei Templi di Tebe a quelle che erano le scritture, gli archivi sacerdotali che risalivano addirittura a Ram di cui abbiamo parlato nell'incontro precedente. Quindi Mosè ha tutta una formazione particolare, unisce varie tradizioni e a un certo punto diventa partecipe della Rivelazione. Cosa vuol dire? La Rivelazione vuol dire che un personaggio a un certo punto vede faccia a faccia la Verità. Quindi vede la verità nuda e la vela nuovamente, la rivela per trasmetterla a un popolo. Avviene in pratica una rottura di livello: l'Uomo esce dalla sfera d'influenza che gli sarebbe propria e vede la Verità. Diventa a quel punto un centro. Quindi Mosè ha un'esperienza particolare perché ci sono degli istruttori e poi degli istruttori speciali, immersi nella Divina Presenza Speciale e in questo caso questi formano degli Ordini, dei Popoli, delle Razze elette. Quindi che rivelazione ha Mosè? Di cosa si fa portatore Mosè? Prima di tutto bisogna capire qual era il rapporto che aveva l'uomo con il divino all'epoca. Dalla Bibbia abbiamo la tradizione di Abramo che ha una rivelazione di Dio che gli si rivela come Dio Onnipotente, poi vede anche Dio sotto la forma di tre uomini che erano tre angeli e quindi un aspetto Trinitario di Dio. Abbiamo poi che Dio si rivela a Isacco, poi a Giacobbe. Quindi abbiamo come tre rivelazioni distinti e come tre divinitá distinte un dio di Isacco, un dio di Abramo un dio di Giacobbe. Un dio non rivelato da un punto di vista personale, a un singolo appartenente al popolo ma al capo del popolo stesso e poi trasmesso al popolo mediato. Il popolo non aveva il suo rapporto con la divinità, ce l'aveva il capo, il re, il gran sacerdote tutti gli altri vivevano naturalmente questo rapporto. La coscienza all'epoca era diversa era più radicata nelle radici familiari e quindi aveva come una trasmissione della coscienza, si trasmetteva proprio come il sangue e quindi quando diceva Dio degli egiziani era perché tutti gli egiziani in qualche modo percepivano nel sangue la stessa appartenenza. Non è che avessero una credenza individuale, personale. Se sei ebreo credi nel dio degli ebrei, se sei della stirpe di Abramo credi in quella, è naturale perché ce l'hai nel sangue. In particolare sappiamo che gli ebrei all'epoca erano dei popoli, delle tribù nomadi diciamo fondamentalmente non erano stanziati in un posto specifico, stavano nel deserto ma non erano come in Babilonia con tutte le costruzioni né gli egiziani con le loro piramidi. Si spostavano perché fondamentalmente leggendo si possono vedere come tre rivelazioni, come se fossero tre aspetti diversi anche se la Bibbia presenta Abramo, Isacco e Giacobbe come consanguinei in realtà sembra che questo fosse una cosa molto posteriore. Anche perché sennò se non fosse stato posteriore il dio di Abramo è lo stesso dio di Isacco e Giacobbe visto che si trasmette di padre in figlio, invece no. È il dio di Abramo, il dio di Isacco e il dio di Giacobbe perché questi sono tre patriarchi, quindi come tre capo fondatori. Uno che è Abramo, uno che è Isacco, uno che è Giacobbe. Abramo che fa riferimento a tutta la cosa che abbiamo visto, era principe di Ur dei Caldei, Isacco che sembra faccia riferimento a questa cosa di Isis, sembra faccia riferimento all'Egitto, Iside, e Giacobbe che sembra faccia riferimento ai Fenici. Comunque sia queste sono tre dei differenti, anche se poi è sempre lo stesso perché qual è la rivelazione? Uno degli aspetti fondamentali sarà anche il monoteismo. Perché il monoteismo in realtà era già conosciuto fin dai tempi antichi, anche nei collegi sacerdotali, Mosè lo rende come manifesto in un popolo. Cioè tutti in quel popolo manifestamente adoreranno un unico dio. Viceversa cosa succede, Mosè