Alle Frontiere dell'Al di Là - Introduzione
La Morte è al centro di gran parte dei film, spettacoli, rappresentazioni teatrali, a volte persino esasperata, c'è molto interesse segno che l'uomo sente che c'è qualcosa di misterioso attorno alla morte, che non sa cosa è. Eppure la morte costituisce uno dei grandi tabù della società contemporanea.
Nonostante tutti ne parlino, tuttavia sul fatto reale della morte, sulle sue implicazioni e sulla preparazione alla morte nella società moderna c'è pochissimo, praticamente nulla. In generale la società e il pensiero dominante spingono l'individuo a vivere la propria vita come se dovesse vivere per sempre.
Con il passare degli anni i segni del tempo si cominciano a far vedere, e uno sente come una voce di sottofondo che cresce, una domanda che esige una risposta. Un rumore che viene allontanato finché all'improvviso questo non diventa impossibile da negare. Il destino diventa evidente a ciascuno e tutta la sua impreparazione gli cade addosso in un momento generando il panico e una lotta agonica furiosa.
Questo rigetto nell'accettazione e riflessione e studio della morte è un fenomeno tipico della nostra società e cultura. Già solo 500 o 600 anni fa la morte costituiva una forma di meditazione in varie culture. Il famoso "Memento Mori" non è proprio solo della tradizione occidentale, ma sorge contemporaneamente anche nella tradizione orientale.
Queste riflessioni sulla morte possono sembrare delle riflessioni lugubri e depressive, nella realtà la comprensione nell'Uomo che esiste una fine è anche quella che gli produce un inizio. E questo era anche il senso di queste meditazioni. L'evidenza della morte ti porta a interrogarti sul senso della propria vita. Se c'è una scadenza c'è qualcosa che uno deve fare entro questa scadenza.
Se uno scopre di dover morire di qui a un mese, generalmente cambia radicalmente il modo di vivere. Questo è in realtà indipendente dal tempo che rimane per vivere, un mese come un anno, come 5 anni o come 10 anni. La consapevolezza della propria morte, sia pure fra 20, 30 o 40 anni è generalmente l'origine di un cambiamento e di un inizio diverso nel condurre la propria vita.
In assenza di questa presa di coscienza spesso all'uomo manca l'inizio, l'iniziare qualcosa. Generalmente uno inizierà in un futuro, un percorso, ma prima di iniziare aspetta qualcosa: che si sistemino dei problemi che non si sistemano mai, la casa, i figli, la macchina o qualsiasi altra cosa che in realtà non ha un valore oggettivo.
Quando uno muore, se uno ha avuto modo di avere accanto a sé una morte improvvisa, avrà visto che improvvisamente tutto ha smesso di avere importanza. Le liti, le cose da fare, le bollette da pagare, il lavoro. Tutti i propri averi, la macchina bella, l'orologio, la villa, tutto in un attimo perde di significato. Uno è costretto in un attimo a lasciare tutto ciò che ha e ritrovarsi solo con ciò che è.
Come mai tutto perde improvvisamente di significato? Perché nella realtà non ha mai avuto significato. È come quando uno sogna, sta nello stato di sogno e tutta una serie di cose gli sembrano importanti, importantissime. Cose da fare, posti dove andare, spesso incoerenti e allucinanti. Nel momento in cui il sogno cessa, improvvisamente tutto ciò che si è sognato perde di importanza.
Ecco che al momento della morte diventa evidente la realtà dei fatti. O si è operato una trasmutazione interiore, cambiando ciò che si è nella propria natura, oppure tutto ciò che abbiamo fatto diventa inutile come un sogno al momento del risveglio. Questa consapevolezza era proprio raggiunta come risultato dalle meditazioni sulla morte della tradizione antica.