```html Celtic Mythology and Grail Legend: Tuatha Dé Danann and the Fisher King

I Tuatha Dé Danann e la Leggenda del Re Pescatore

popolo di origine divina, la Tribù della dea Dannan, i Tuatha dé Dannan13, i quali 12 fu ferito in una battaglia e reso invalido per sempre così che non si è più potuto difendere. È stato ferito con un giavellotto tra le cosce, e ne è ancora così sofferente da non poter salire a cavallo. Ma quando vuole distrarsi o cercare un po' di piacere, si fa portare in una barca e va a pesca con l'amo: per questo si chiama Re Pescatore, e si diverte così perché non potrebbe in nessun modo sostenere né sopportare altro piacere.

13Si ipotizza che il nome *Danu derivi da una radice indoeuropea *DA- «fiume, corrente» (cfr. sanscrito danu «fluido, goccia», avestico danu «fiume», ossetico don «fiume»; cfr. i nomi dei fiumi Don, Dnepr e Dnestr). Che questa radice fosse conosciuta in ambito celtico, lo testimoniano il nome del fiume Danuvius «Danubio» (< celtico *Danwjo) e il gallico condate «confluenza». A partire da questa radice, si è voluto intendere il nome *Danu relato a significati tipo «terra bassa, terra umida», interpretando Danu come una dea della terra, della fertilità o delle acque fluviali.

Sottolineiamo innanzitutto che il nome *Danu non è attestato in nessuna antica fonte irlandese: è stato creato dagli studiosi dell'Ottocento per spiegare il termine Danann presente nell'etnonimo Tuatha Dé Danann. Essi assunsero che Danann fosse il genitivo di un nome proprio e ne ricostruirono la forma al nominativo *Danu, prendendo a modello dei termini che presentavano la medesima declinazione, quale Ériu «Irlanda», che al genitivo dà Érenn.

Nel Libro delle invasioni d'Irlanda, l'unica figura che sembra avere una relazione con il nome delle Tuatha Dé Danann, è appunto Danann, figlia di Delbáeth Tuirill Bícreo, madre di Brian, Iuchar e Iucharba. Non dunque una dea madre universale, antenata delle stirpi divine, ma una semplice donna inserita in un punto assolutamente ordinario nella genealogia delle Tuatha Dé Danann.

I quattro oggetti magici:

  • Clíam Solais o "Spada di Sole" di Núada: il Re ferito a un braccio
  • Sleá Bua o "Lancia di Vittoria" data al dio Lug e che per essere placata doveva essere immersa in un calderone di sangue
  • Coire an Dagda o "Calderone di Dagda" calderone dell'abbondanza "da cui nessuna compagnia se ne dipartì mai non grata"
  • Lía Fáil o "Pietra del Destino" che emetteva un grido quando calpestata da un futuro Re di Irlanda

Quindi tutti e quattro questi oggetti sono tradizionalmente associati al simbolismo della regalità. Ma questo non è solo tipico della tradizione irlandese, questi simboli fanno riferimento a delle funzioni sociali antichissime (cfr. Dumezil).

SimboloAutoritàEsercitaPotenzeElementiViventi
LanciaReGovernaVolereFuocoLeone
PiattoProfetaInsegnaOsareAriaUomo
CoppaSacerdoteSantificaSapereAcquaToro
SpadaGuerrieroObbedisceTacereTerraAquila

Questi 4 aspetti rappresentano i 4 aspetti della Divinità Creatrice, le 4 Forze da cui originano le 4 Potenze Universali che trovano poi riscontro nei 4 elementi. La riunione di queste quattro forze divine nell'uomo vuol dire la restaurazione dell'immagine divina. Restaurazione che è resa possibile dal sacrificio di Cristo.

CERVO E PELLICANO:

Infatti nonostante questi simboli siano antichissimi è comunque innegabile che questo corteo che si presenta quasi come un rito sia profondamente cristiano. È evidente che il tema trattato nel corteo è quello del sacrificio: abbiamo un Re Pescatore e infermo che scopriremo in altri romanzi venir chiamato Pelles o Pellihan cioè Pellicano, il simbolo del Cristo in quanto famoso per nutrire i propri figli con il suo stesso sangue.

Abbiamo inoltre che dalla lancia esce del sangue e sappiamo che il colpo che ha reso infermo il Re è dovuto proprio a un colpo di lancia sulla coscia15, abbiamo inoltre che sul piatto d'argento viene servita come pietanza una coscia di cervo.

15Mio caro signore, è re, posso ben dirvelo, ma fu ferito in una battaglia e reso invalido per sempre così che non si è più potuto difendere. È stato ferito con un giavellotto tra le cosce, e ne è ancora così sofferente da non poter salire a cavallo.

LE DOMANDE NON POSTE

Ed ecco che arriviamo all'errore tragico del Perceval ovvero il non porre due domande fondamentali: "Perché scende il sangue dalla lancia?" e "A chi è servito il Graal?"16. Perceval non pone queste due domande. Si addormenta e la mattina dopo quando si risveglia il castello è desolato e non può fare altro che andarsene.

Cosa vuol dire questo? L'addormentarsi è il perdere coscienza e la sparizione del castello è associata alla perdita dello stato mistico speciale in cui l'eroe si trovava in virtù della grazia dello Spirito Santo. L'eroe perde tutti i doni divini tranne la spada, cioè la volontà di conquista e l'autorizzazione a farlo.

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